• 22 Novembre 2024 5:42

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Martedì della I settimana di Quaresima

Letture: Is 55,10-11; Sal 33; Mt 6,7-15

Riflessione biblica

“Pregando, non sprecate parole come i pagani, che credono di venire ascoltati a forza di parole” (Mt 6,7-15). La preghiera è comunione con Dio: non ha bisogno di molte parole, ma di un cuore che ama. Il cristiano, pertanto, nel periodo quaresimale, è chiamato a purificare la propria preghiera personale: avere fiducia in Dio, nostro Padre, lasciarci guidare da lui, chiedere a lui aiuto per condurre una vita da figli. Essa non deve essere lunga, ma autentica: deve sgorgare da un cuore di figli: “Piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché ci conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito” (Ef 3,15-16). Deve essere mossa dallo Spirito: non moltiplichiamo le parole, ma lasciamoci condurre dallo Spirito, perché “venga in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rom 8,26-27). Che chiede ciò che è essenziale: “Signore, non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario, perché, sazio, non ti rinneghi e dica: “Chi è il Signore?”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio” (Pr 30,8-9). Una preghiera solidale con i fratelli: non solo per i bisogni materiali: “dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11), ma anche per vivere in pace con tutti: “Siate benevoli gli uni verso gli altri, miseri-cordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,32) ed essere protetti dalle insidie del Maligno: egli è il nostro Pastore e “anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sal 23,4)

Lettura esistenziale

“Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli” (M7 6, 9). Nella preghiera che Gesù ci ha consegnato, e che è la sintesi di tutto il Vangelo, iniziamo con l’invocazione «Padre». In questa sola parola è racchiusa l’intera storia della redenzione. Possiamo dire Padre, perché il Figlio si è fatto nostro fratello e ci ha rivelato il Padre. L’uomo di oggi, però, non avverte immediatamente la grande consolazione della parola «padre», poiché l’esperienza del padre è spesso o del tutto assente o offuscata. Così dobbiamo imparare, a partire da Gesù, che cosa significhi «padre». Nei discorsi di Gesù il Padre appare come la fonte di ogni bene, come il criterio di misura dell’uomo che aspira alla perfezione: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni…» (Mt 5, 44s). L’amore sino alla fine, che il Signore ha portato a compimento sulla croce pregando per i suoi nemici, ci mostra la natura del Padre: Egli è Amore. Prendiamo ancora un altro testo. Il Signore ricorda che i padri non danno una pietra ai loro figli che chiedono un pane e continua: «Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!» (Mt 7, 9ss). Luca specifica le «cose buone» che dà il Padre, dicendo: «Quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11, 13). Ciò vuol dire: il dono di Dio è Dio stesso. La «cosa buona» che Egli ci dona è Lui stesso. A questo punto diviene sorprendentemente palese che il dono supremo da chiedere nella preghiera è Dio stesso. La preghiera è una via per purificare i nostri desideri, correggerli e riconoscere di che cosa abbiamo veramente bisogno: di Dio e del suo Spirito.