• 22 Novembre 2024 16:04

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Venerdì della III settimana di Pasqua

Letture: At 9,1-20; Sal 116;  Gv 6,52-59

Riflessione biblica

“Colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,52-59). Tutto sta nella comprensione di quel “vivrà per me”. “Vivrà per me”: solo Gesù ci dà la vera vita. Mangiando il suo corpo e bevendo il suo sangue, entriamo in comunione di vita con Gesù: non viviamo più noi, ma vive in noi Cristo che ci assimila a sé. La vita eterna penetra nella nostra vita e diviene comunione con Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56), dinamismo che investe la nostra esistenza “non vivo più io, ma vive in me Cristo” (Gal 2,20), ricerca costante e anelante di colui che è la vita: “che io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,10-11). Solo l’amore comprende il dono: Gesù ci comunica la sua vita, opera la divina unione con lui, ci trasforma in creature rinnovate dall’amore, che agiscono con “sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, di amore” (Col 3,12). “Vivrà per me”: la nostra vita, segnata dalla presenza di Gesù, è sempre orientata a lui: “Colui che mangia me vivrà per me” (Gv 6,57). Orientati a lui e al Padre, “qualunque cosa facciamo, in parole e in opere, tutto facciamo nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). Orientati a lui, dimoriamo in lui e nell’amore portiamo molto frutto (Gv 15,5) e sempre saldi nella fede “ci rafforziamo nella conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13). Non siamo annullati da Gesù, il suo amore vive in noi e noi viviamo in lui e per lui. La sua vita scorre abbondante in noi: la sua parola regna in noi e ci rende saggi; la sua pace dimora in noi e il suo amore ci rende dono di misericordia e di bontà per tutti; la vita diviene canto a Colui che ci ha amato e ha donato se stesso per noi.

Lettura esistenziale

“Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6, 52). “Mistero della fede!”. Con questa espressione pronunciata immediatamente dopo le parole della consacrazione, il sacerdote proclama il mistero celebrato e manifesta il suo stupore di fronte alla conversione sostanziale del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore Gesù, una realtà che supera ogni comprensione umana. Nel dialogo di Gesù con Nicodemo, troviamo un’espressione illuminante a questo proposito: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Queste parole mostrano la radice del dono di Dio. Gesù nell’Eucaristia dà non «qualche cosa» ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue. In tal modo dona la totalità della propria esistenza, rivelando la fonte originaria di questo amore. Egli è l’eterno Figlio dato per noi dal Padre. Nel Vangelo ascoltiamo ancora Gesù che, dopo aver sfamato la moltitudine con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ai suoi interlocutori che lo avevano seguito fino alla sinagoga di Cafarnao, dice: «Il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6, 32-33), ed arriva ad identificare se stesso, la propria carne e il proprio sangue, con quel pane: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51). Gesù si manifesta così come il pane della vita, che l’eterno Padre dona agli uomini. La fede della Chiesa è essenzialmente fede eucaristica e si alimenta in modo particolare alla mensa dell’Eucaristia. La fede e i Sacramenti sono due aspetti complementari della vita del cristiano. Suscitata dall’annuncio della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell’incontro di grazia col Signore risorto che si realizza nei Sacramenti.