Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Martino di Tours
Letture: 2Gv 1,3-9; Sal 118; Lc 17,26-37
Riflessione biblica
“Come avvenne nei giorni di Noè e di Lot, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo” (Lc 17,26-37). Due momenti differenti: quello passato di Noè e Lot, che ci invita al discernimento sapienziale, e quello escatologico dei “giorni del Figlio dell’uomo”, che bisogna vivere con saggezza e decisione. Con saggezza: non ci si converte per paura, ma per amore; non con la preoccupazione di perdere beni e vantaggi della vita presente, ma con la piena adesione del cuore alla gloria che Gesù ci promette: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rom 8,18). Gesù, come Noè, invita tutti alla salvezza, ma ciascuno deve decidersi a cambiare vita: “Dio non risparmiò il mondo antico, ma con altre sette persone salvò Noè, messaggero di giustizia, inondando con il diluvio un mondo di malvagi” (2Pt 2,5); e, come Lot, invita tutti a lasciare una vita di perversione, di ingiustizia, di inganno: “Dio condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomor-ra, riducendole in cenere, lasciando un segno ammonitore a quelli che sarebbero vissuti senza Dio” (2Pt 2,6). Ma per la vera conversione della mente e del cuore, ci vuole decisione, per non soccombere dinanzi alle difficoltà e alle tribolazioni della vita: “perché dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14,22) e perché dietro Gesù e con Gesù dobbiamo “portare ogni giorno la nostra croce” (Lc 9,23). Per questo, siamo invitati ad essere vigilanti, perché il cuore non si appesantisca nelle preoccupazioni terrene e nei piaceri del mondo e non essere come “quelli seminati tra i rovi: coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto” (Mc 4,18-19)
Lettura esistenziale
“Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc 17, 33). In questo paradosso è contenuta la regola d’oro che Dio ha scritto nel cuore dell’uomo: la regola che solo l’amore dà senso e felicità alla vita. Spendere i propri talenti, le proprie energie e il proprio tempo solo per salvare, custodire e realizzare sé stessi, conduce in realtà a perdersi, ossia a un’esistenza triste e sterile. Se invece viviamo per il Signore e impostiamo la nostra vita sull’amore, come ha fatto Gesù: potremo assaporare la gioia autentica e la nostra vita non sarà sterile ma feconda. Chi vuol soltanto possedere la propria vita, prenderla solo per se stesso, la perderà. Solo chi si dona riceve la sua vita. In altre parole: solo colui che ama trova la vita. E l’amore richiede sempre l’uscire da se stessi, richiede sempre di lasciare se stessi. Chi si volge indietro per cercare se stesso e vuol avere l’altro solo per sé, perde proprio in questo modo se stesso e l’altro. Lasciare se stessi in modo radicale è possibile solo perché Dio per primo, ha donato se stesso per noi. Il Suo Amore rende possibile anche a noi di diventare liberi. Nella celebrazione dell’Eucaristia riviviamo il mistero della croce; non solo ricordiamo, ma compiamo il memoriale del Sacrificio redentore, in cui il Figlio di Dio dona completamente Sé stesso. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, l’amore di Cristo crocifisso e risorto si comunica a noi, perché possiamo seguirLo nel cammino di ogni giorno, conformandoci a Lui nel concreto servizio dei fratelli.