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Vita eterna

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Lettura Gb 19,1.23-27; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

Riflessione biblica

“Questa è la volontà del Padre mio: chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,37-40). Parole di speranza che Gesù ci ha lasciato per nostra consolazione: e “la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rom 5,5). Ma anche per spronarci a camminare nella fede: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26). Non è la morte fisica che conta, ma il morire con Cristo per rinascere a vita nuova: “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom 6,4). Così, se siamo morti in Cristo, con Cristo risorgeremo e saremo partecipi della nuova vita in Dio. Di più: credere in Gesù è garanzia di vita eterna e ci aiuta a crescere per essere in comunione con lui; lui è la nostra vita indefettibile. E camminare nell’amore: perché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (5,5). E tale amore alimenta il nostro desiderio di incontrare Gesù ed essere in comu-nione di amore con tutti i nostri cari che ci hanno preceduto nella patria del cielo. Infatti, “prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi anche noi saremo rapiti insieme con loro, per andare incontro al Signore, e così saremo sempre con il Signore” (1Tes 4,17). Con la certezza di essere sempre in intima comunione con Cristo e in lui con il Padre: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo” (Gv 17,24).

Lettura esistenziale

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori” (Gv 6, 37). Per noi cristiani la morte non è l’unica certezza della nostra vita, ma insieme ad essa vi è la certezza della risurrezione. Dare senso alla nostra morte significa anche dare senso alla nostra vita. La morte non è l’ultima parola, bensì la penultima. Essa è un passaggio da questo mondo al Padre. Gesù non ci evita il passaggio attraverso la morte, ma semplicemente lo spalanca a una luce nuova. L’amore di Dio è un amore eterno. Ed è proprio perché questo amore è eterno che diventa il principio stesso della resurrezione. Dio ci ama fino al punto da non poter permettere che ognuno di noi vada a finire nel nulla, nel vuoto, nella semplice dissoluzione. “Questa infatti è la volontà del Padre mio, dirà Gesù, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40).  Nel momento della nostra morte, la nostra anima raggiungerà direttamente Dio per essere da Lui accolta, se invece abbiamo ancora qualcosa da purificare ci sarà un tempo supplementare di attesa e di purificazione. Inoltre Dio rispetta la nostra libertà, accettando anche la possibilità che Lo rifiutiamo. Alla fine dei tempi, poi, il nostro corpo si unirà alla nostra anima per condividerne la sorte. Noi prepariamo su questa terra, quello che sarà il nostro futuro, la nostra eternità. Consapevoli di questo dovremmo cogliere ogni occasione che ci si presenta, facendone tesoro per il cielo e vivendo come se ogni giorno fosse l’ultimo.

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