Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Gregorio Magno
Letture: Col 1,15-20; Sal 99; Lc 5,33-39
Riflessione biblica
“Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno” (Lc 5,33-39). Storicamente, queste parole alludono all’usanza cristiana del “digiuno del Venerdì e Sabato”, giorni del ricordo della passione, morte e sepoltura di Gesù. Ma la Pasqua del Signore, giorno della sua risurrezione, ha introdotto una nuova concezione della vita cristiana: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La risurrezione di Gesù è novità assoluta, tanto che siamo invitati a “togliere via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siamo azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (5,7-8). In questa novità, anche il digiuno e la preghiera hanno una nuova dimensione: essere sempre in comunione con Gesù, che ci invita ad essere partecipi al banchetto messianico, che egli ha istituito: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me… Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1Cor 11,24-25). Allora, il digiuno non è più una pia pratica ascetica di purificazione, ma un condividere la missione salvifica di Gesù: “sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?” (Is 58,6-7). Allora, Gesù continua ad essere con noi: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). La preghiera: non sarà più fonte di ostentazione o un ripetere meccanico di formule più o meno autoconsolatorie, ma intima comunione di amore con Dio e con i fratelli, per sostenerci a vicenda nel perdono, per “conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza ed essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,19).
Lettura esistenziale
“Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi” (Lc 5, 38). Spesso si parla di “novità evangelica”, ma qual’è questa novità introdotta dal Signore Gesù?
La novità evangelica portata da Cristo consiste nella rivelazione del volto misericordioso del Padre. Questa novità è capace di rinnovare completamente la nostra vita e di renderci capaci, a nostra volta, di usare misericordia verso il nostro prossimo e di amare persino i nostri nemici.
Gesù è il più grande rivoluzionario della storia, Nella storia dell’umanità nessuno ha mai pronunciato parole più rivoluzionarie di queste: “Amate i vostri nemici” (Lc 6,27). Parole che, prima di tutto ha vissuto e incarnato e poi ha pronunciato Nostro Signore Gesù Cristo. Ed ha concesso anche a noi la grazia e la capacità di viverle, di metterle in pratica.
Ma se siamo sinceri, dobbiamo ammettere che talvolta noi non riusciamo ad amare nemmeno chi ci ama ed invece di essere grati, disprezziamo e feriamo anche chi ci vuol bene. Se non riusciamo ad amare nemmeno quelli che dovremmo amare, come riusciremo ad amare perfino i nostri nemici? Questo non è solamente “difficile”, ma semplicemente “impossibile” se cerchiamo di realizzarlo con le nostre forze. È invece un “dono” di Dio, un dono da chiedere, un dono da accogliere.
Tutto nasce da questa esperienza: se io mi rendo conto di essere un peccatore perdonato, uno per cui Gesù Cristo ha versato il Suo preziosissimo Sangue sulla Croce, non posso giudicare il mio fratello che, come me, sbaglia, non posso non amarlo, non posso non fare di tutto perché si salvi.
Sono certa che quelle braccia che Gesù ha spalancato sulla Croce non le ha più chiuse: e in Cielo ci sta aspettando con le braccia aperte, per accoglierci e abbracciarci, solo se noi lo vogliamo. Solo se noi apriamo il cuore al Suo Amore e lasciamo cadere tutte le barriere dell’odio, dell’egoismo, del rancore, della vendetta, perché trionfi l’Amore, il Suo Amore.
Questa vita è breve, molto breve. Prima o poi arriverà per tutti il momento di chiudere gli occhi su questa terra e di aprirli nell’altra vita ove riceveremo la ricompensa eterna per tutte le azioni che abbiamo compiute in questa vita, sia in bene che in male.
Non sappiamo quanto tempo ci rimane ancora da vivere, non rimandiamo la nostra conversione a domani perché il futuro non ci appartiene. Quello che ci appartiene, invece, è il momento presente. Viviamolo colmandolo di amore.