Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Venerdì della IV settimana di Pasqua
Letture: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6
Riflessione biblica
“Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,1-6). Quante volte abbiamo sentito questa affermazione di Gesù: una luce preziosa per conoscere meglio la sua identità. L’immagine della “porta” è dinamica: nella fede abbiamo accolto l’invito di Gesù e nel battesimo, porta della vita spirituale, abbiamo aderito a lui, siamo divenuti familiari con lui, tanto che l’“entrare e uscire” indica il dinamismo profondo della vita del credente che si rivolge a Gesù, aderisce a lui, lo accetta, lo segue. L’autorivelazione di Gesù, “via, verità e vita” va oltre. Forse, con l’apostolo Tommaso restiamo perplessi: viviamo nell’insicurezza dei nostri pensieri sempre ondeggianti, dell’operare tra slanci umanitari e interessi personali. Eppure, la via del cristiano è chiara: la fede in Gesù. Fede: non in una dottrina luminosa e attraente, in un’etica armoniosa e a misura d’uomo, in un sentimento profondo di filantropia, ma come relazione personale con Gesù fino a condividere il suo mistero di morte e risurrezione. Da questa relazione dipende il resto. Gesù è la via che ci conduce alla verità su noi stessi e alla vita eterna, cioè alla comunione con il Padre: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv 17,24.26). Conoscere Dio è l’anelito profondo dell’animo umano, ma solo Gesù può indicarci la via per arrivare al Padre: “Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me”. Allora, bisogna seguire Gesù. Se vogliamo conoscere il Padre, egli è la via: il suo cammino di morte e risurrezione è il nostro cammino di sapienza, giustificazione, redenzione e santificazione (1Cor 1,30). Se vogliamo entrare nell’intimità del Padre, egli è la verità: quella che ci fa liberi (Gv 8,32) per poter amare servendo Dio e i fratelli (Gal 5,13). Se vogliamo avere la vita eterna, egli è la vita: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51).
Lettura esistenziale
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14, 1). Questa Parola di Gesù è molto rassicurante. La Parola del Signore, fra le altre cose, ha un grande effetto “terapeutico”: ci libera dall’ansia, dalla paura e dall’angoscia, invitandoci a confidare in Dio. Una chiara manifestazione della mancanza di fede è la paura.
Si racconta che un giorno, mentre un aereo era in volo, per un guasto cominciò a perdere quota e a vacillare con grave pericolo per la vita dei passeggeri. A bordo c’era un bambino, gli chiesero se avesse paura ed egli rispose di no. Sorpresi per tanta serenità gli domandarono il motivo ed egli rispose: “Il pilota è mio Papà”.
Se viviamo la fiducia in Dio come quella di un bambino fra le braccia del Padre che lo ama, nessuna avversità ci potrà togliere la pace. È vero talvolta la Parola di Dio ci scomoda e ci chiede di abbandonare i nostri progetti, ma per presentarcene di più grandi e migliori. Talvolta ci strappa dalla nostra quiete comoda, ma per donarci la Pace vera.
La Parola del Vangelo odierno ci invita ad alzare gli occhi al Cielo, cioè a guardare “oltre”, a proiettarci nel futuro che ci attende dopo questa vita terrena, senza per questo vivere fra le nuvole, ma impegnandoci ad operare il bene, con tutte le nostre forze, finché viviamo su questa terra.
Come dicevano, sintetizzando, parecchi Santi, con un assioma molto conosciuto: “Le mani all’opera e il cuor lassù”.