• 21 Novembre 2024 19:00

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Giac 1,17-18.21-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

Succede ancora oggi di onorare il Signore con le labbra mentre il cuore è altrove. “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.  Il nostro tesoro, la perla preziosa spesso non è Gesù. Oggi siamo chiamati ad indirizzare la nostra attenzione verso il cuore, che va nutrito con Pane e Vangelo, per far si che non si trasformi in un cuore di pietra, ma che resti un cuore di carne capace di ascoltare di relazionarsi… di amare.

La fede in Gesù non è la religione del “non si fa”. Ci hanno cresciuto nella conoscenza di tutto ciò che non si fa perché tutto è peccato, nel fare la differenza tra ciò che è puro e impuro, ciò che è normale e ciò che non lo è. Invece Gesù ci dice di amare, ci indica ciò che dobbiamo fare: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, perché “vera religione è illimpidire il cuore a immagine del Padre della luce”. E il Padre non fa differenza di persone, non classifica normali e anormali, ma davanti a Lui siamo tutti figli amati tanto da donarci il suo unico Figlio.

Ancora oggi sento predicatori che con il dito alzato come gli inquisitori di qualche secolo fa condannare, etichettare, elencare cosa non fare e cosa fare. Il rischio è (e credo che ci siamo cascati) di ridurre il cristianesimo ad una pesantissima morale. Spesso dimentichiamo che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”.

Un altro rischio è l’osservanza stretta delle regole che a volte ci limita nel nostro essere “umani”, nello stare da fratelli accanto al prossimo. Sembriamo dei funzionari che devono far rispettare le regole dando buoni consigli, ma difficilmente riusciamo a vestire i panni di chi mi sta davanti.

Oggi va di moda appellarsi alla tradizione che, in altre parole è “si è sempre fatto così”. La Tradizione è il Vangelo, usanze e precetti di uomini che appartengono ad un dato periodo non fanno parte della Tradizione ma è tradizionalismo. Tradizione è visitare, accogliere, curare, fasciare, salvare un fratello o una sorella. Vestirsi con i merletti della nonna, così come ha detto Papa Francesco, avere nostalgie del passato, ripristinare usanze che la Chiesa ha messo da parte con il Concilio Vaticano II, far riferimento a certe ideologie politiche trascurando il Magistero della Chiesa e la Dottrina Sociale, è tradizionalismo e non serve all’edificazione del Regno di Dio che è fondato sull’amore verso ogni essere umano.

Concludo con le parole di Ermes Ronchi che nel suo commento al Vangelo di oggi afferma: “Liberiamo la Parola di Dio dai sequestri anche ecclesiastici, da regoline, da piccolezze polverose che rubano luce al messaggio, e il vangelo ci darà ali per volare su un mondo bello, su un mondo nato buono”.

Buona domenica!