di Suor Cristiana Scandura – “Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt 24, 42) “Vegliate!”. Questo è l’appello di Gesù nel Vangelo di oggi. Lo rivolge non solo ai suoi discepoli, ma a tutti: “Vegliate!”. È un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un “oltre”, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttificare anche per il bene dei fratelli.
Ma che cos’è questa venuta di cui ci parla il Vangelo odierno? Ci coinvolge oppure no? Non c’è soltanto l’ultima venuta del Signore alla fine dei tempi: in un certo senso Egli desidera sempre venire in noi e attraverso di noi. E bussa alla porta del nostro cuore chiedendoci: sei disponibile a darmi la te stesso, il tuo tempo, la tua vita?
È questa la voce del Signore, che vuole entrare anche nel nostro tempo, vuole entrare nella vita umana tramite noi. Egli cerca anche una dimora vivente, la nostra vita personale. Ecco la venuta del Signore.
Dio ci chiama alla comunione con sé, che si realizzerà pienamente al ritorno di Cristo, e Lui stesso si impegna a far sì che giungiamo preparati a questo incontro finale e decisivo. Il futuro però è, per così dire, contenuto nel presente o, meglio, nella Presenza di Dio stesso, del suo amore indefettibile, che non ci lascia soli, non ci abbandona nemmeno un istante, come un padre e una madre non smettono mai di seguire i propri figli nel loro cammino di crescita.
Questo vogliamo imparare dal Vangelo odierno: il Signore possa venire anche tramite noi.