• 22 Novembre 2024 4:11

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Urbi et Orbi, il Papa: Dio poni fine a tutte le guerre che insanguinano il mondo

Pace per l’Ucraina e la preghiera perché i prigionieri possano tornare “sani e salvi dalle loro famiglie” e perché Dio effonda “la luce pasquale sul popolo russo”. Poi dialogo tra israeliani e palestinesi, vicinanza a chi è stato colpito dal terremoto in Siria e Turchia, aiuti ad Haiti sofferente e giustizia per i “martoriati” Rohingya in Myanmar, conforto alle vittime del terrorismo in Africa occidentale, sostegno alle comunità cristiane che celebrano la Pasqua “in circostanze particolari”, come in Nicaragua ed Eritrea e in altri luoghi in cui è impedita la libera professione della fede. Affacciato dalla Loggia delle Benedizioni, dinanzi a una moltitudine di fedeli divenuti 100 mila in tutta l’area di San Pietro, Francesco nella benedizione Urbi et Orbi invoca da Dio doni di pace per un mondo troppe volte avvolto nelle “tenebre” e nell’“oscurità”.

Il passaggio dalla morte alla vita

L’annuncio della salvezza risuona dagli altoparlanti. Il Papa si affaccia alle 12 in punto, mentre nella assolata Piazza San Pietro risuona la fanfara con l’inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’inno nazionale italiano. Gli onori militari, il picchetto della Guardia Svizzera, poi il Vescovo di Roma pronuncia, da seduto, il suo messaggio non solo ai fedeli presenti ma anche tutti coloro che seguono via radio, web e tv, ai quali il Pontefice ricorda il senso della Pasqua: In Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione

Presente il cardinale albanese Simoni

A fianco al Papa c’è il cardinale James Michael Harvey, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, che annuncia l’indulgenza plenaria. Presente pure il cardinale albanese Ernest Simoni, 94 anni, venuto a Roma per accompagnare i tre giovani albanesi che hanno ricevuto dal Pontefice il Battesimo nella veglia di ieri notte a San Pietro. Vittima di prigionia e torture da parte del regime comunista albanese, il cardinale è un eroico testimone della forza della fede nonostante le persecuzioni. Le stesse che ancora oggi, nel 2023, tanti credenti subiscono nel mondo.

Un ponte verso la vita

Il Papa ricorda questi testimoni nel corso della sua benedizione, durante la quale rivolge un pensiero pure ad ammalati, poveri, anziani e “chi sta attraversando momenti di prova e di fatica”. “Non siamo soli – rassicura – Gesù, il Vivente, è con noi per sempre”.

Gioiscano la Chiesa e il mondo, perché oggi le nostre speranze non si infrangono più contro il muro della morte, ma il Signore ci ha aperto un ponte verso la vita.

Affrettarsi verso la pace

“La speranza non è un’illusione, è verità!”, afferma poi Francesco. “Il cammino dell’umanità da Pasqua in poi, contrassegnato dalla speranza, procede più spedito”. Anzi, “diventa corsa”. E l’umanità è chiamata ad “affrettarsi”.

Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni […] Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità.

Preghiera per l’Ucraina

In questo cammino ci sono però ancora “tante pietre di inciampo”, che rendono il percorso “arduo e affannoso”. Sono tutte quelle guerre, divisioni fratricide, ingiustizie e violenze che “insanguinano” il mondo. Il Papa le elenca una a una, a cominciare dalla “martoriata” Ucraina.

Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo.

Il Vescovo di Roma invoca conforto per i feriti e per quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra, poi prega: “Fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie”.

Apri i cuori dell’intera Comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace.

Vicinanza alle vittime del terremoto in Siria

Sempre guardando alla Siria, il Papa chiede sostegno – da Dio e dal mondo – per le vittime del violento terremoto di febbraio che ha devastato anche la Turchia: “Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni”.

Dialogo in Terra Santa e Libano

Il pensiero va poi a Gerusalemme, “prima testimone” della Risurrezione di Gesù. Papa Francesco manifesta “viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione”. Con uguale vigore, il Pontefice lancia un appello per il Libano “ancora in cerca di stabilità e unità”, perché “superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese”.

Un pensiero ad Haiti e alla Tunisia

Non dimentica il Papa il “caro popolo della Tunisia”, in particolare i giovani e chi soffre a causa dei problemi sociali ed economici: “Non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità”. “Volgi il tuo sguardo ad Haiti che sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria”, è poi la supplica del Papa, “sostieni l’impegno degli attori politici e della Comunità internazionale nel ricercare una soluzione definitiva ai tanti problemi che affliggono quella popolazione tanto tribolata”.

Processi di riconciliazione in Africa

Lo sguardo si sposta all’Africa, in particolare Etiopia e Sud Sudan con l’auspicio che si consolidino i processi di riconciliazione intrapresi e cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. Francesco chiede conforto pure per le vittime del terrorismo internazionale, specialmente in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria. Subito dopo eleva un’altra preghiera a Dio:

Sostieni, Signore, le comunità cristiane che oggi celebrano la Pasqua in circostanze particolari, come in Nicaragua e in Eritrea, e ricordati di tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede.

Aiuto per il Myanmar, giustizia per i Rohingya

“Aiuta il Myanmar a percorrere vie di pace e illumina i cuori dei responsabili perché i martoriati Rohingya trovino giustizia”, aggiunge ancora il Papa. “Conforta i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù”.

Nessuno sia discriminato

Al Signore, infine, Francesco chiede di ispirare i responsabili delle nazioni, “perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità” e “perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali”.

Si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica

“Pace a voi”

“Vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua a tutti”, è l’augurio finale del Papa, che conclude messaggio Urbi et Orbi ripetendo per tre volte le parole di Cristo apparso dopo la resurrezione ai discepoli: “Pace a voi, Pace a voi, Pace a voi”.