Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della VI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Giac 1,19-27; Sal 14; Mc 8,22-26
Riflessione biblica
“Gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa” (Mc 8,22-26). Strano miracolo, che però ci permette di riflettere sul nostro cammino di fede in Gesù. Egli ci ha toccato con la sua grazia e nel battesimo siamo stati immersi nella sua morte e risurrezione, per camminare in novità di vita (Rom 6,4). Eppure, nonostante ciò, Gesù e il suo insegnamento restano alquanto estranei al nostro pensare umano. Ne vediamo la bellezza, ma in mezzo ad ombre e contraddizioni, tanto che vale anche per noi l’ammonimento di Paolo: “Il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia” (Rom 6,12-13). La nostra adesione a Gesù non si può fermare al battesimo, ma bisogna crescere sempre più nell’ascolto della parola e nel lasciarla fruttificare nella nostra vita quotidiana. La parola ci illumina: scopriamo il mistero di Gesù, “nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,3). La parola è penetrata nella nostra vita, quindi, “se abbiamo udito la sua voce, non induriamo i nostri cuori” (Sal 95,7-8), ma lasciamo che “la parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, penetri fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e purifichi i sentimenti e i pensieri del nostro cuore” (Ebr 4,12). La parola di Gesù produca in noi e attraverso di noi il frutto dell’amore: “Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna” (1Pt 1,22-23). Di più: “Come figli obbedienti, non conformiamoci ai desideri di un tempo, quando eravamo nell’ignoranza, ma, come il Santo che ci ha chiamati, facciamoci santi in tutta la nostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo” (1Pt 14-16).
Lettura esistenziale
“Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano” (Mc 8, 24). Non lo diciamo troppo forte, ma ad una lettura superficiale di questo brano evangelico sembra proprio che questa volta il miracolo non sia riuscito proprio bene al Signore Gesù e che, diciamo così, Egli abbia dovuto perfezionarlo con una seconda applicazione di fango sugli occhi del cieco di Betsàida.
Ma le cose stanno proprio così oppure il messaggio che il Vangelo vuole comunicarci è un altro?
La guarigione del cieco di Betsàida che avviene in due tempi, e questo è un fatto unico in tutto il Vangelo: si presta a simboleggiare il viaggio della fede, che avviene progressivamente e non senza esitazioni. Gesù compie un segno di grande significato simbolico: quel recuperare la vista in modo progressivo, simboleggia il cammino graduale dei discepoli – e quindi anche nostro – della guarigione dalla nostra cecità, fino ad arrivare alla confessione completa di Gesù quale “Figlio di Dio”.
È il peccato che ci rende ciechi. Con la conversione, accogliendo la grazia di Dio nel nostro cuore, torniamo a vedere. Ma la luce non si recupera tutta in una volta, c’è bisogno di un cammino graduale e costante. La conversione non è qualcosa di istantaneo.
Ciascuno di noi non può pensare di essere santo subito. Serve sempre tempo e molteplici interventi della grazia. Dobbiamo avere pazienza con noi stessi e con gli altri.
Mentre il peccato ci fa ripiegare su noi stessi e ci rende egoisti, quando accogliamo la grazia del Signore, questa, oltre a fare verità dentro di noi, ci apre agli altri, ci fa “vedere” gli altri.
Quando ci apriamo a Cristo, ci apriamo anche ai fratelli. Magari all’inizio non li amiamo con perfezione, ma intanto cominciamo già a vederli.
Cristo è il perno della nostra vita e della nostra storia, più ci avviciniamo a Lui più ci avviciniamo tra di noi.
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