Commenti di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Dal Vangelo secondo Giovanni (12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Riflessione Biblica
“Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. Al centro di quest’episodio evangelico ci sta un profumo: il nardo, segno di grande amore e di profumo di vita; allo stesso tempo due modi di valutarlo: quello di Maria di Betania: un profumo prezioso degno di Gesù, accompagnato da gesti d’amore e di tenera amicizia verso colui che era suo gradito ospite. Cosparse i piedi di Gesù: vera sua discepola, serve il suo “Maestro e Signore” e compie il gesto più bello dell’ospitalità: onorare l’ospite profumandogli i piedi (Lc 7,46). “Li asciugò con i suoi capelli”: gesto delicato di amore per colui che per lei era “via, verità e vita”, ma anche segno di onore e di devozione verso colui che stava consegnando se stesso per donarci la vita.
Differente la valutazione di Giuda: “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. L’evangelista dà la sua interpretazione: non gli interessavano i poveri, ma gli interessava il denaro che si poteva ricavare. Onorare Gesù non è uno spreco, ma la via principale per onorare e amare i poveri: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Ma, se non onoriamo Gesù, non onoreremo neppure i poveri, E Gesù ce lo ricorda: “I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.
Bisogna prima adorarlo come Signore della nostra vita, per poi servirlo nel corpo sofferente dei fratelli e sorelle che ci stanno accanto. Ma per Gesù il gesto di Maria ha anche valore profetico: quello di dare l’ultimo saluto al Maestro che sta sacrificando la sua vita per tutti coloro che credono. Pertanto, il gesto di Maria non è un unzione di morte, ma profumo di risurrezione e di vita: dalla sua morte risorge la vita.
Lettura esistenziale
Compiamo, all’inizio della settimana Santa , questo itinerario che ci introduce nel mistero dell’amore di Dio ed entriamo con Gesù in una casa, dove si svolge una cena per lui. È il luogo delle relazioni, dell’amicizia, del conforto , prima della croce, perchè già si insinua il male. Il banchetto è la vita, al centro di questa vita c’è il servizio che esprime l’amore, non con le parole. Gesù è al centro, sono tutti in relazione con lui, con atteggiamenti diversi. Attorno a lui i capi religiosi che lo stanno per catturare, Lazzaro in silenzio che gode in pienezza la presenza del Signore , i discepoli che giudicano, Marta che serve ed anticipa la pienezza di vita e poi Maria che ,con la sua tenerezza, compie un gesto che sorprende ed interrompe la scena. Osa una confidenza nei confronti di Gesù, una intimità che scandalizza, ma necessaria all’amore, perché nell’intimità si svela il segreto del cuore. Proviamo a seguire Maria, perché è lei che ci fa entrare nel cuore del mistero, ci mostra come stare ai piedi dell’umanità, raggiungerla ed amarla nello spreco di sé. Mentre si consuma il tradimento dell’amore, lei si china ai piedi di Gesù, prende del profumo prezioso e lo sparge, lo consuma , lo asciuga con i capelli . E’ un gesto di grande intimità, di amore coniugale, che esprime il desiderio di completarsi nell’altro, di diventare Uno. Questo profumo ha un altissimo significato simbolico, esprime identità assoluta, realizza sé stesso, perché non può non profumare, può solo donarsi, diffondersi, raggiungere tutti senza distinzioni per meriti, privilegi, demeriti, lo fa di giorno e di notte, al chiuso ed all’aperto.
E’ nardo purissimo e bisogna salire a 5000 metri per raccoglierlo, sacrificare il fiore, far macerare le radici, per estrarre l’olio profumato. Un richiamo simbolico fortissimo! Uno spreco inaccettabile per chi ragiona con la logica del calcolo: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?” E’ Giuda, uno di noi, a dirlo, lui che fa il bene per ricevere qualcosa in cambio, come può capitare anche a noi , che per la gratificazione di essere riconosciuti, compriamo la riconoscenza dei poveri per avere un seguito, o che per colmare il sentimento di vuoto, acquistiamo a poco prezzo il bisogno dell’altro, lo facciamo nostro, ce ne occupiamo, umiliando i fratelli con pochi spiccioli, senza donare noi stessi. Il punto non è dare ai poveri, ma fare con i poveri ciò che Gesù ha fatto con noi e che Maria fa con lui: custodire questo amore, che è più forte della morte e arriva anche nella morte, spargerlo nel mondo, ovunque. Gesù dice di lasciarla fare e si lascia fare, si abbandona al suo amore, perché riconosce il dono, lo accoglie, lo fa suo, lo restituisce nell’ultima cena, quando si china e lava i piedi ai discepoli, mostrandoci che l’amore è servizio. Adesso quello che è in gioco è consegnare Gesù, facciamo tutti i conti con questo, perché scegliamo anche noi come consegnarlo, in ogni momento.
Bisogna riconoscere che Giuda è uno di noi, appartiene a noi, siamo noi, non possiamo proiettare tutto il male fuori, per proteggere l’immagine di noi stessi , come buoni, non funziona. Non siamo nella verità di noi stessi, né tantomeno buoni e tradiamo l’amore, tutte le volte in cui , ad esempio, prevale l’orgoglio e per difenderci dalle ferite, dalle delusioni, proiettiamo sull’altro la responsabilità del male, lo giudichiamo non meritevole della nostra amicizia, del nostro aiuto, diamo un prezzo a noi stessi ed all’altro, lo puniamo in fondo sottraendoci a lui. L’amore è spreco, capita pure che siamo criticati per tutto ciò che facciamo per seguire il Vangelo, per le ferite che subiamo, la fatica che sembra non portare frutto. E’ lo spreco che conoscono i genitori , che continuano ad amare e seminare, anche quando i frutti tardano ad arrivare, ed abbondano musi duri, ribellioni, ingratitudine. Da oggi possiamo chiederci come lo seguiremo, come lo consegneremo, come lo possiamo amare.
Abbiamo compreso che la misura dell’amore è in divenire, più amiamo più fiorisce, non possiamo trattenere l’amore per misurarlo, come il profumo si sparge libero nel mondo.