• 20 Settembre 2024 0:05

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Unità tra le Diocesi per creare comunità energetiche

Vogliamo contrastare radicalmente la povertà energetica? Non basta una Cer (Comunità energetica rinnovabile) diocesana che coinvolga 263 parrocchie, quindi una Comunità di piccole comunità, tante quante sono in diocesi le Cabine primarie. Andiamo oltre, ha compreso la nutrita delegazione della Chiesa di Treviso alla Settimana sociale dei cattolici a Trieste. Ma oltre dove? Per esempio coinvolgendo le diocesi dell’intero Nord Italia. Detto, fatto. Sergio Criveller, economo della Diocesi e presidente della Fondazione Diocesi Energy ets, d’accordo col vescovo Michele Tomasi, ha provveduto a modificare lo statuto, rendendo possibili le più ampie adesioni. «Nel cammino di coinvolgimento delle nostre comunità – spiega Criveller – abbiamo capito che è “piccola” anche la Diocesi. Perché il progetto abbia un senso forte è necessaria la massima partecipazione».

In ogni Cabina primaria l’obiettivo che Treviso si è dato è quello di raggiungere almeno la produzione di 1 megawatt (mille kw). «Abbiamo capito che gestire le dinamiche all’interno della Cabina primaria ha costi importanti, soprattutto legati alla tecnologia. A Trieste, di fronte a vescovi e a molte persone interessate, abbiamo detto che forse è bene lavorare a una grande Cer per ogni area di mercato, ad esempio, per l’area del Nord Italia». L’immaginazione non si limita al Triveneto. Va oltre. Sconfina nell’Emilia Romagna, nella Lombardia, fino alla Liguria, al Piemonte, alla Valle D’Aosta. Per questo, nei giorni scorsi, economo e vescovo sono tornati dal notaio ed hanno appunto modificato lo statuto. Hanno tolto “Treviso” dal nome della Cer e previsto la possibilità di attribuire la qualifica di socio fondatore ad altre Diocesi o Enti ecclesiastici indicati dalle Diocesi dell’Ambito territoriale di attività che chiedano di aderire alla Fondazione.

«Il vescovo Michele – conferma Criveller – vuole che questa idea, questo modo di lavorare, questo progetto e gli obiettivi siano condivisi con tutte le diocesi che ne fanno richiesta. E queste, aderendo, possono incidere sul governo e sul regolamento di ripartizione degli incentivi, in pratica su chi guida la macchina e su come vengono distribuiti i soldi. Senza contare che così possiamo abbattere i costi generali e di gestione tecnologica della Cer ed evitare la confusione ai confini delle Diocesi, in quanto la Cabina primaria non rispetta i confini geografici di parrocchie, Comuni, regioni». E comunque gli incentivi maturati all’interno della Cabina primaria rimangono all’interno della stessa Cabina, perché vengono distribuiti a chi consuma (45%, + un ulteriore 12% in base all’Isee), e a chi produce.

(fonte Avvenire)