Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scadura
Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario
Lettura Es 16,1-5.9-15; Sal 77; Mt 13,1-9
Riflessione biblica
“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde …” (Mt 13,1-9). Gesù parlò in parabole, cioè con immagini tratte dalla vita quotidiana del suo popolo, un popolo di pastori e di agricoltori. Sono immagini vivaci, immediate, quasi stilizzate, eppure molto adatte per riflettere sul nostro orientamento di vita e provocare in noi una risposta al Seminatore che è venuto a seminare in nome di Dio. Così, è facile intuire che “il seme” è la Parola di Dio, che viene seminata nei nostri cuori; essa è stata a noi donata, per portare frutto: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desi-dero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11). Allo stesso modo, è intuibile che “il Seminatore” è lo stesso Gesù, che, inviato dal Padre, semina nei nostri cuori la parola di Dio per la nostra salvezza: “Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere” (Gv 14,10-11). Il terreno siamo noi, la nostra mente per comprendere la Parola di Dio e il nostro cuore per amare la Parola e metterla in pratica. Purtroppo, le nostre fragilità sono tante, e a volte siamo strada: superficiali nell’ascolto fino a perdere la Parola; sassosi, fino ad indurire il cuore e chiuderci all’azione della grazia e divenire estranei a Dio e a Cristo: “non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore” (Ef 4,18); punti da rovi, sempre inquieti per i molti problemi quotidiani, che non ci permettono una vita serena, riflessiva e in pace con noi stessi, con Gesù e con Dio. Qualche volta, con gioia, diveniamo anche noi “terreno buono, che produce cento, sessanta, trenta”. Sono i momenti della grazia, che ci illumina e ci rende disponibile all’azione della Parola: “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, ci dia uno spirito di sapien-za e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore” (Ef 1,17-19). Non è questione di quantità (cento, sessanta, trenta), ma di amore alla Parola, che ci permette di entrare in comunione con Gesù e con il Padre: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Lettura esistenziale
Dio semina continuamente nel nostro cuore. Anche se spesso l’uomo lascia cadere nel vuoto la Parola di Dio, Egli non si stanca di seminare e non perde la fiducia che possiamo accogliere la sua Parola perchè porti frutti di vita nuova.
Tutti conosciamo l’invocazione rivolta a Gesù Misericordioso, di S. Faustina Kowalska che spesso troviamo scritta sotto l’immagine che lo raffigura: “Gesù, confido in Te!”. Ebbene, è come se Gesù rispondesse, di rimando: “Ed io mi fido di te! Per questo continuo a seminare nel tuo cuore, nonostante l’incomprensione, il rifiuto, la superficialità dell’accoglienza o gli affanni per le cose temporali che soffocano la Parola.”
Se talvolta abbiamo scarsa fiducia, sia in Dio che in noi stessi, Dio invece “ha fede” in noi, nonostante la nostra poca affidabilità. Egli “non guarda ai peccati degli uomini in vista del pentimento” (Sap 11, 23).
Dio ci guarda con amore, e come una Madre che ama teneramente i suoi figli, guarda il bene che c’è nel nostro cuore. Il bene che compiamo e quello che potremmo compiere, con il Suo aiuto.
Ormai ne sono più che certa: Dio porta gli occhiali! E sono anche informata sul tipo: sono degli occhiali bifocali che, da una parte, lo rendono quasi cieco di fronte alle nostre molteplici e ricorrenti magagne, mentre, dall’altra parte, acutizzano la Sua vista sulla nostra anche minima volontà di compiere il bene, sui nostri sforzi e buoni propositi.
Volete sapere la marca? Conosco anche quella. La marca degli occhiali che il nostro Dio usa si chiama: Benevolenza e la rinomata Ditta produttrice, si chiama Misericordia.
Dovremmo prendere esempio dal nostro Padre Celeste che ci guarda con tanto ottimismo e positività e munirci tutti degli stessi occhiali che Lui stesso usa per guardarci. Non costano poi tanto…
Dimenticavo… gli occhiali sono invisibili, però gli effetti che producono si notano, eccome!