Commenti di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Letture: At 4,1-12 Sal 117 Gv 21,1-14
Riflessione biblica
“Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore!”. Solo l’amore apre gli occhi per riconoscere che il Signore risorto è sempre con noi. Il ritorno al lavoro quotidiano è una necessità della vita: “Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Ma non è il lavoro che può distrarci dal riconoscere il Signore risorto operante nella nostra vita. Forse, la nostra fede agente mediante l’amore si è alquanto intiepidita, perché un cristiano senza Gesù non può far nulla (Gv 15,5) e non può ottenere nulla: “quella notte non presero nulla”. Basta uno sguardo d’amore verso di lui e la vita risorge: “Gettarono la rete e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci”. Il problema non è: “se Cristo è risorto”, ma vivere da “risorti in Cristo”. Credere fermamente che egli opera nella nostra vita e per questo non bisogna perdere il nostro orientamento esistenziale: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2). E anche nel nostro operare quotidiano il riferimento a Gesù è una necessità del cuore, che ci orienta a colui che dirige il nostro pensare, agire e sentire: “Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). I problemi della vita possono anche distrarci, ma se il cuore vigila, ci ricorderemo della sua parola: “Il seme seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto” (Mt 13,22).
Ma anche in questo caso, non abbiamo paura: la sua misericordia è infinita, e inoltre abbiamo la sua assicurazione: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Con lui, siamo sicuri di gettare la rete al posto giusto: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci” (Gv 21,6).
Gesù, rimani con noi e il nostro cuore arderà di amore per riconoscerti nel nostro operare quotidiano: “Il mio vivere è Cristo” (Fil 1,21)
Lettura esistenziale
Siamo usciti finalmente dal cenacolo dove ,tremanti di paura, stavamo chiusi ed affrontiamo il mare, simbolo del male, a Tiberiade, una città pagana. Siamo tutti in questo tempo, tra la notte e il giorno, tra la terra ed il mare, brancoliamo nel buio , quando ci ripieghiamo su noi stessi ed il mare è solo abisso angosciante o siamo nella luce , quando, ascoltando la sua Parola, la nostra vita fiorisce e torniamo a riva. Abbiamo la stessa missione di Gesù, così seguiamo Pietro, che ci dà l’esempio, lo vogliamo imitare, andiamo a pescare i fratelli dalla morte, testimoniando l’amore del Padre. Entriamo insieme sulla barca, Chiesa unita e motivata, ma in questa notte non catturiamo nulla, perché non basta essere uniti tra noi, gratificarci con i nostri successi, è la comunione con lui che crea la vera comunione tra noi, il senso di ciò che, insieme, possiamo compiere. Tutto ciò che compiamo , qualunque sacrificio, se non siamo informati dall’amore è solo filantropia. E Gesù è sulla riva ed è l’alba, lui è la luce del mondo, ma non lo riconosciamo, perché nella nostra esperienza umana, pur sforzandoci di credere, di compiere opere buone , di agire bene , quando non c’è risultato, pensiamo subito che lui non è presente, mentre è sempre lì, davanti a noi ,e possiamo riconoscerlo solo attraverso la Parola. Ci chiama “Figlioli”, ci dice “Avete qualcosa di companatico?” , ci chiede quello che possiamo aggiungere solo noi, l’amore con il quale rispondiamo al suo amore, il frutto della pesca, l’amore che restituiamo agli altri, portandoli a lui, per diventare insieme dono, Eucaristia. La nostra risposta forte a tutto il pessimismo ed al terrorismo psicologico che dilaga, che ci induce ad arrenderci di fronte ad un mondo malato ed irrecuperabile, la nostra fiducia nella forza della vita, che si impone sulla morte per dare speranza.
Possiamo lavorare come Chiesa, tutta la notte, nel mare, recuperando dal male i fratelli, come ci ha chiesto Gesù, ma sperimentare il fallimento: non c’è risultato! Allora impariamo ad ascoltare e gettiamo le reti dalla parte destra, obbediamo alla Sua Parola, al comando dell’amore per il prossimo, è l’unico potere di Dio, quello di amare e servire , e noi solo vivendo come lui raggiungiamo la pienezza. Incontriamo Gesù lì sulla riva, si manifesta a noi che diventiamo figli ed andiamo verso i fratelli, ma in realtà non lo vediamo , è un fuoco che arde, è presente in modo diverso, è il pane ed il pesce, è nell’Eucaristia. E’ presente , quando obbediamo alla sua Parola e partecipiamo, portando anche noi il frutto del nostro lavoro, i fratelli che abbiamo amato e condotto alla fraternità, testimoniando l’amore del Padre verso tutti, ringraziando per l’amore ricevuto, che doniamo anche noi. La rete è stracolma, contiene tutti gli uomini, non può squarciarsi, perché bisogna essere uniti, in comunione e in amore con tutti. Gesù ci aspetta sulla riva e siamo tutti invitati a sederci a questo banchetto, a farci Eucaristia, all’aperto, nel mondo, senza distinzioni ed esclusioni di alcun tipo e mangiando quel pane e quel pesce, in noi vive lo Spirito d’amore, che ci fa immergere anche nel male, per raggiungere i fratelli e portarli a lui.
Questa è la nostra missione come Chiesa nel mondo! Seguire Gesù, sentire la potenza dell’Amore che trasforma tutto, desiderare con Lui di far conoscere ai fratelli la gioia della comunione con Lui, ci porta ad andare nel mondo, per aiutare chi ha bisogno di tornare alla vita. Spinti da questo desiderio, abbiamo seguito Pietro, uniti sulla barca, immersi in un fare che, nella fatica della notte, spesso non ci fa pescare nulla. Lasciamo nel profondo del mare chi non si sente raggiunto dall’Amore, quando non abita in noi, ed in quella rete lasciamo che veda solo il vuoto di una morte che non si unirà con il pane della vita.
Allora bisogna uscire da questa notte, riscoprire l’alba ed ascoltare la Parola che ci guida nelle scelte e ci fa gettare le reti nel Suo nome, nell’Amore, portare a riva chi vive negli abissi. “Quando già era l’alba Gesù stette sulla riva”: Lui ci attende, arde per noi, è il pane e la nostra risposta è unirci a Lui, essere offerta con Lui. Uniti a Cristo, raggiunti dal Suo Spirito, possiamo immergerci nel mare di notte, andare nel mondo, come Chiesa, ad amare tutta l’umanità, senza differenze.
Tanti formalismi o appartenenze, ci danno l’illusione di essere uniti, di agire insieme, ma per vivere nell’unità è necessario vedere sempre quel confine tra il buio e la luce, tra il mare e la terra, perché lì su quel limite, su quella riva, in quell’alba c’è Gesù che ci fa risorgere nell’Amore.