• 14 Novembre 2024 5:13

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Una piccola parola ma difficile da dire: grazie!

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XXXII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Tt 3,1-7   Sal 22   Lc 17,11-19

Riflessione biblica

“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano” (Lc 17,11-19). Annotazione preziosa: la salvezza non è riversata solo ad un popolo, ma a chiunque, nella fede si accosta a Gesù. Non importa la provenienza di chi crede: Galilea delle genti, considerata contaminata dalla presenza dei pagani: ma per mezzo di Gesù “il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta” (Mt 4,16); Samaria, terra di eretici: “I Giudei non hanno rapporti con i Samaritani. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,9.22). Per Gesù, non contano tali pregiudizi, perché “Dio vuole tutti salvi e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4); ciò che conta è solo la fede: “Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri” (1Gv 3,23). Ed è la fede che opera pienamente il miracolo: non solo la guarigione del corpo, ma anche quella dello spirito: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato”. Uno solo ritorna da Gesù: la sua fede, piena di riconoscenza, diviene relazione di amore con colui che lo ha guarito. Gli altri sono guariti a metà: il loro cuore rimane insensibile, non è guarito. Ecco la salvezza di chi crede: avere piena fiducia nella potenza salvifica di Gesù, ma soprattutto intraprendere il cammino di sequela che ci porta alla maturità della fede: “Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4,15) e in lui “arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13).

Lettura esistenziale

“Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” (Lc 17, 19). Il Vangelo di oggi presenta Gesù che guarisce dieci lebbrosi, dei quali solo uno, samaritano e dunque straniero, torna a ringraziarlo (cfr Lc 17, 11-19). A lui il Signore dice: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” (Lc 17, 19). Questa pagina evangelica ci invita ad una duplice riflessione. Innanzitutto fa pensare a due gradi di guarigione: uno, più superficiale, riguarda il corpo; l’altro, più profondo, tocca l’intimo della persona, quello che la Bibbia chiama il “cuore”, e da lì si irradia a tutta l’esistenza. La guarigione completa e radicale è la “salvezza”. Lo stesso linguaggio comune, distinguendo tra “salute” e “salvezza”, ci aiuta a capire che la salvezza è ben più della salute: è infatti una vita nuova, piena, definitiva. Inoltre, qui Gesù, come in altre circostanze, pronuncia l’espressione: “La tua fede ti ha salvato”. È la fede che salva l’uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con se stesso e con gli altri; e la fede si esprime nella riconoscenza. Chi, come il samaritano sanato, sa ringraziare, dimostra di non considerare tutto come dovuto, ma come un dono che, anche quando giunge attraverso gli uomini o la natura, proviene ultimamente da Dio. La fede comporta allora l’aprirsi dell’uomo alla grazia del Signore; riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia. Quale tesoro è nascosto in una piccola parola: “grazie”! Gesù guarisce dieci malati di lebbra, infermità allora considerata una “impurità contagiosa” che esigeva una purificazione rituale (cfr Lv 14, 1-37). In verità, la lebbra che realmente deturpa l’uomo e la società è il peccato; è l’orgoglio e l’egoismo che generano nell’animo umano indifferenza, odio e violenza. Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell’umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male.