• 23 Novembre 2024 2:10

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della XIV settimana del temo Ordinario

Lettura: Gen 28,10-22; Sal 90; Mt 9,18-26

Riflessione biblica

“Mia figlia è morta; vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà. … Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata” (Mt 9,18-26). Due racconti di miracoli, un’unica fede in Gesù, autore di salvezza, che “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38). È fede quella di Giairo, il caposinagoga che dinanzi alla morte della sua figliola si rivolge a colui che è la vita: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). È fede, quella della donna che soffre nel cor-po, ma ancor più nella sua solitudine esistenziale e religiosa, stabilita dalla Legge mosaica: “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, per sette giorni resterà nell’impurità mestruale; chiunque la toccherà sarà impuro fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua impurità mestruale sarà impuro; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà impuro. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà impuro fino alla sera” (Lev 15,19-21). “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Mt 9,22). Non la guarisce solo fisicamente, la salva, la rende libera e figlia di Dio: gli restituisce il suo posto nella società e il diritto di essere partecipe della comunità religiosa che eleva la sua lode al Dio della misericordia e della salvezza. È fede in Gesù, che ha misericordia verso coloro che soffrono: “Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno” (Ebr 4,16). La fede è essenziale per avere la salvezza del corpo e dello Spirito: Giairo credette nella potenza salvifica di Gesù, perseverò nella sua fede e e la vita riesplose. L’emorroissa si accostò a Gesù e divenne libera, figlia di Dio.

Lettura esistenziale

“Ed ecco una donna, malata di un flusso di sangue da dodici anni, avvicinatasi da dietro, gli toccò il lembo della veste” (Mt 9, 20). Noi non tocchiamo il mantello di Gesù, ma, attraverso l’Eucarestia, è Gesù che viene a noi. Nell’Eucaristia si rivela il disegno di amore di Dio che guida tutta la storia della salvezza. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17). Queste parole mostrano la radice ultima del dono di Dio. Gesù nell’Eucaristia non dà «qualche cosa» ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue. In tal modo dona la totalità della propria esistenza, rivelando la fonte originaria di questo amore. Egli è l’eterno Figlio dato per noi dal Padre. Nel Vangelo ascoltiamo ancora Gesù che, dopo aver sfamato la moltitudine con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ai suoi interlocutori che lo avevano seguito fino alla sinagoga di Cafarnao, dice: «Il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6, 32-33), ed arriva ad identificare se stesso, la propria carne e il proprio sangue, con quel pane: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 51). Gesù si manifesta così come il pane della vita, che l’eterno Padre dona agli uomini. Ritornando al brano evangelico che ricorre oggi, Gesù loda la fede della donna che ne tocca il mantello. Chiaramente non è il mantello che ha guarito la donna che soffriva da molti anni, ma la sua fede in Cristo. Ancora oggi Egli risana, guarisce e perdona attraverso i sacramenti, che siamo chiamati a vivere con fede.