Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XVI settimana del tempo Ordinario
Letture: Es 14,21-31; Es 15; Mt 12,46-50
Riflessione biblica
“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (Mt 12,46-50). La domanda è appositamente strana, perché vuol farci riflettere su un livello più alto della parentale naturale. Gesù sa bene che Maria è sua madre, riconosce i suoi parenti; e sicuramente non intende rinnegare questi suoi legami naturali. Il suo intento è di farci riflettere su una dimensione diversa del nostro essere in relazione con gli altri in vista del Regno di Dio. Così, Gesù affermò in precedenza: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37). Nel suo parlare, c’è una radicalità che ci sorprende, ma nello stesso tempo ci guida alla comprensione e ci aiuta a stabilire una giusta scala di valori. Gli affetti familiari più stretti non sono aboliti, ma nel parlare di Gesù essi acquistano una dimensione diversa, vanno purificati e resi più autentici. Essi devono essere vissuti in vista del Regno di Dio, cioè del com-pimento della volontà di Dio, del suo progetto di amore verso tutti li uomini. “Chi è mia madre?”. Non c’è dubbio, Maria: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). E Dio compì in lei le meraviglie del suo amore misericordioso: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”. “Chi sono i miei fratelli?”. È evidente, i discepoli che seguono Gesù e conformano la loro vita al suo insegnamento: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Ciò comporta nel discepolo una conversione della mente e del cuore, per essere in sintonia con Dio: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 21,2). Allora, comprenderemo meglio la volontà salvifica di Dio, che ci ha scelti per essere suoi figli, familiari di Gesù: “In lui ci ha scelti per sé, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato” (Ef 1,3-6).
Lettura esistenziale
“Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50). Siamo fratelli, sorelle e madri del Signore Gesù Cristo quando compiamo la volontà del Padre. Ma qual’è questa volontà di Dio e come si fa a conoscerla? San Paolo ci viene in aiuto rispondendo: “Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione” (1Tes 4, 3).
Dietro tutto ciò che ci capita durante il giorno, c’è una chiamata di Dio alla santità, una chiamata di Dio ad esercitarci nelle virtù, a crescere nell’amore oblativo. Se chiediamo luce a Dio in tutto ciò che ci succede, scopriremo che dietro una contrarietà c’è un invito del Signore a praticare la pazienza e la misericordia; dietro una gioia c’è l’invito a renderGli grazie; o dietro la tentazione, trasformata in preghiera, c’è una chiamata all’umiltà, ecc.
Così facendo gradualmente impareremo a “stare” nella volontà di Dio e a pregare incessantemente. La preghiera del Cristiano, infatti, quando è vera, non è mai avulsa dalla vita ma, al contrario, abbraccia tutta l’esistenza, e la illumina dandole senso.
In questo modo la nostra vita, pervasa dalla preghiera, diventerà luminosa, incominceremo a guardare la nostra storia e quella altrui con gli occhi della fede.
Non fermandoci all’apparenza, ma andando oltre, scopriremo il progetto d’amore che Dio ha su ciascuno e tutto ci sarà più dolce.