Un segno

Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scandura osc

Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Es 14,5-18; Es 15,1-6; Mt 12,38-42

Riflessione biblica

“Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta” (Mt 12,38-42). Non è questione di segni, ma di disponibilità del cuore. È inutile chiamare Gesù “Maestro”, e non seguire i suoi insegnamenti; vedere miracoli, prodigi e persino la risurrezione della figlia di Giairo, e dire ipocritamente: “Maestro, da te vogliamo vedere un segno”.giona Un segno È vero: non c’è più sordo di chi non vuol sentire e non c’è più cieco di chi non vuol vedere. Vedere “un segno”, cioè qualcosa di spettacolare, di eclatante che dimostri che Gesù sia il Messia, l’inviato di Dio per la salvezza. Ma questa non è la via di Gesù, che si è fatto povero per noi perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Non è la via di Gesù e non è la via del cristiano: “Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono” (1Cor 1,26-28). Date queste premesse, l’invettiva di Gesù: “generazione malvagia e adultera” ha un tono profetico: richiama alla purezza del cuore, per vedere le opere che Dio compie in Gesù; a convertirsi non cercando spettacolarità, ma onorando Dio con cuore semplice, leggendo nell’insegnamento e operato di Gesù l’avvento del Regno di Dio. L’unico segno che Gesù darà ancora: è la sua morte e risurrezione. Nella sua morte, “quando il Figlio dell’uomo sarà innalzato, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato” (Gv 8,28). Nella sua risurrezione, quando “il Figlio di Dio sarà costituito con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore” (Rom 1,4). Ma tutto ciò richiede la fede indiscussa in Gesù, altrimenti “non sarebbero persuasi neanche se uno risorgesse dai morti” (Lc 16,31). “Se invece con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rom 10,9).

Lettura esistenziale

Gli scribi chiedono a Gesù che dimostri la sua messianicità compiendo segni prodigiosi, ma intanto chiudono gli occhi su quelli già compiuti da Lui. Ci sono molti che chiedono segni. Molti che chiedono miracoli. Ma anche molti che non credono nè ai segni, nè ai miracoli. E non è forse un miracolo ogni aurora che sorge? Non è un miracolo un bimbo che nasce? Non è un miracolo quando, con l’aiuto di Dio, amiamo chi ci fa del male? Non sono questi, e molti altri, “segni” della Presenza di Dio, “segni” della Sua Onnipotenza, “segni” del Suo immenso amore per noi? Allora, a mio avviso, la domanda è posta male, gli scribi e i farisei, ma anche noi oggi, non dovremmo chiedere al Maestro che ci dia altri segni della Sua Presenza, quanto invece che ci renda capaci di vedere e di riconoscere i molteplici segni già presenti. Dovremmo chiedere che guarisca la nostra cecità, allora i nostri occhi e il nostro cuore saranno colmi di stupore come quelli dei bambini o delle anime semplici, come quelli di Francesco e Chiara D’Assisi che dalle cose create risalivano al Creatore, e saremo capaci di ringraziare, con il cuore traboccante di riconoscenza.

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