Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della XX settimana del Tempo Ordinario
Letture: Ez 36,23-28; Sal 50; Mt 22,1-14
Riflessione biblica
“Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!” (Mt 22,1-14). Tutta la storia della salvezza è invito di Dio al “popolo eletto” a rimanere in comunione di vita con lui, ma essi rifiutarono l’invito e uccisero i messaggeri di Dio: “Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi” (Lc 11,47). Ma non solo nel passato Dio ha invitato gli uomini: “Dio molte volte e in diversi modi nei tempi antichi ha parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebr 1,1-2). Il banchetto, a cui siamo invitati, è per coloro che accettano il suo progetto di amore: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati” (Is 25,6). È banchetto di salvezza, perché il Signore vuole tutti salvi: “Si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza” (Is 25,9).È il banchetto messianico, ma anche il banchetto eucaristico di Gesù, memoriale della sua morte e risurrezione, mistero di amore e di salvezza per tutti: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Ma quanti sono quelli che accettano il suo invito? Quante scuse, per non essere partecipi al gesto di amore di Gesù! E quelli che lo accettano, hanno quella “veste bianca”, che li rende degni di ricevere il corpo e il sangue di Gesù? Scrive S. Paolo: “Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,28-29). Tutti siamo chiamati da Dio, ma tutti dobbiamo avere “la veste bianca”: la fede. E tale fede ci apre al banchetto della parola: “perché i tuoi figli, che hai amato, o Signore, imparassero che non le diverse specie di frutti nutrono l’uomo, ma la tua parola tiene in vita coloro che credono in te” (Sap 16,26). La parola, poi, trova il suo adempimento perfetto nel banchetto eucaristico, che ci dona la vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,54-56).
Lettura esistenziale
“Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio” (Mt 22, 2). Dio, talvolta, ci è stato erroneamente presentato come un Dio burbero, adirato, incollerito contro questa umanità e pronto a distruggerla per i peccati che vi si commettono. Niente di più falso. Al contrario il nostro Dio è il Dio della gioia, non quella superficiale, quella apparente, ma quella profonda, quella vera. Spesso nel Vangelo, Gesù ci descrive il Padre come Uno che organizza feste e banchetti e il regno dei Cieli, proprio nel vangelo odierno, viene paragonato ad un Re che fa una festa di nozze per suo figlio. In questo brano evangelico si respira la gioia di Dio e si comprende che la fede è gioia e non dovere. L’essere e vivere da figli di Dio non mortifica l’uomo, ma lo realizza pienamente, lo rende felice. E di una felicità che sfida qualsiasi prova e tribolazione, qualsiasi tempesta possiamo attraversare nella vita.
“La gioia del Vangelo – scrive Papa Francesco – riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. Invito ogni cristiano in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù o a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta” (Evangelii Gaudium, 1.3).
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