Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura.
Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario.
Letture: Rm 1,16-25; Sal 18; Lc 11,37-41
Riflessione biblica
“Date in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Lc 11,37-41). Puro e impuro: il fariseo ha seguito il suo istinto farisaico nel meravigliarsi del comportamento di Gesù nel sedersi a tavola senza farsi le abluzioni rituali; Gesù, invece, va all’essenziale: non basta curare il comportamento esterno del nostro vivere quotidiano, ma curare il proprio cuore per acquistare quella purezza interiore, per cui “tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza”. per questo, il Salmista pregava: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 51,12) e aveva appreso: “Tu, Signore, gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore mi insegni la sapienza” (Sal 51,8). Il duro attacco di Gesù non è rivolto al fariseo singolo, ma al fariseismo che alberga nel cuore di ciascuno di noi, quella sottile ipocrisia di chi non solo vuole apparire giusto e perfetto, ma anche giudica i comportamenti del prossimo: “Non giudichiamoci più gli uni gli altri; piuttosto facciamo in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello” (Rom 14,13). Ciò che ci chiede Gesù è un invito a far trionfare una giustizia, che pratica l’amore e la misericordia: “Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate una giustizia vera: abbiate amore e misericordia ciascuno verso il suo prossimo” (Zac 7,9). Ecco “l’elemosina” che vuole il Signore: non solo quella di dare qualcosa al fratello bisognoso, ma di divenire “dono” per i fratelli; avere rispetto, compassione, attenzione, offrendo perdono e ricevendo con umile sentimento il perdono: “Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che è vincolo di amore perfetto” (Col 3,12-14). Ricordiamoci che Dio è amore (1Gv 4,8) e misericordia (Sal 103,8), per questo Gesù ci ricorda: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).
Lettura esistenziale
“Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Lc 11, 41).Queste parole mi rimandano ad una delle Beatitudini pronunciate da Gesù nel noto discorso della montagna: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). Il cuore è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della persona umana. La Sacra Scrittura ci insegna che Dio non guarda alle apparenze, ma all’intenzione del cuore ed è a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio.
Gesù scardina una certa concezione di purezza legata all’esteriorità che vietava ogni contatto con cose e persone ritenute impure e insegna invece a discernere ciò che può veramente inquinare il nostro cuore. Se è necessaria una santa attenzione per la custodia del creato, per la purezza dell’acqua e del cibo, tanto più dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni. I nostri cuori possono attaccarsi a veri o falsi tesori. Il bene più prezioso che possiamo avere nella vita è la nostra relazione con Dio. Ne siamo convinti?
Sapere di essere amati incondizionatamente da Dio dà senso alla nostra vita.
Egli si lascia incontrare, “vedere” da quanti Lo cercano con cuore sincero. I puri di cuore ne sanno riconoscere la Presenza in se stessi, nel prossimo, nella storia e nel creato, perché guardano con gli occhi di Dio, cioè con gli occhi e il cuore dell’Amore. Non hanno uno sguardo sospettoso, non vedono il male dove non c’è e dove obiettivamente è presente, sono capaci di andare oltre, nella certezza che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8, 28).