Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Zac 8,20-23; Sal 86; Lc 9,51-56
Riflessione biblica
“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9, 51-56). “Verso Gerusalemme”: non è un’orientazione geografica, ma orientazione storico salvifica, il luogo del compimento dei disegni salvifici di Dio a nostro favore. Siamo in viaggio con Gesù: saliamo con lui, prendendo ogni giorno la nostra croce (Lc 9,23) e attendendo la nostra liberazione, la remissione dei peccati (Lc 1,77). Andare a Gerusalemme con Gesù indica la meta del nostro cammino spirituale: la santità, la partecipazione al mistero di morte e risurrezione di Gesù, il compimento del progetto di Dio su di noi: “Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione” (1Tes 4,3). Dio, infatti, “ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,3). Ma non sempre la nostra decisione è ferma, come quella di Gesù. Ondeggiamo: un momento siamo decisi a seguire Gesù, un altro momento siamo impazienti come i due discepoli che minacciano “fuoco dal cielo” per gli altri e non per la propria incoerenza. La missione degli apostoli di Gesù non è quella di minacciare l’inferno a chi non accoglie il messaggio evangelico di pace e di amore di Gesù. L’amore per gli uomini non ha bisogno di vendetta, ma pienezza di verità e di carità. Bisogna invocare su di essi la luce di Gesù, la luce della verità, perché risplenda nei loro cuori: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Seguire Gesù implica una chiara decisione di seguirlo, un chiaro progetto di vita spirituale che orienti le nostre scelte per conseguire con Gesù la meta da raggiungere, un quotidiano discernimento interiore per vivere con coerenza e pazienza la nostra scelta di vita, una forte fiducia che ci fa seguire Gesù nei momenti difficili del cammino, quando con l’apostolo Tommaso dovremo dire: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16).
Lettura esistenziale
“Ma essi non vollero riceverlo. E si misero in cammino verso un altro villaggio” (Lc 9, 53a.56). Questo brano evangelico mi rimanda all’esperienza di S. Agostino e a queste sue parole: “Temo il Signore che passa.”. Cioè, temo che il Signore, trovando il mio cuore chiuso e inaccogliente, passi oltre ed io perda un’occasione che non si presenterà mai più nella mia vita. Magari ce ne saranno altre, ma quella è perduta per sempre. Quando ho percepito il dono grande della vocazione alla vita clariana, per usare un’immagine, mi sentivo come una poverella alla quale un Re ricchissimo e magnifico chiedesse la mano. Dopo un primo istante di stupore e di incredulità dinanzi a tanta degnazione, nel profondo del mio cuore mi son detta: “Non voglio indugiare un attimo in più nel rispondere di sì, non voglio perdere un’occasione così unica che, se ora sciupo, forse non mi si presenterà mai più”. Come dice di nuovo il grande S. Agostino: “Colui che ti ha creato, senza di te, non può salvarti senza di te”. Occorre il nostro sì libero, la nostra accoglienza del Suo dono che possiamo anche rifiutare. Ogni giorno il nostro sì a Dio va rinnovato con una fedeltà non stanca e trascinata, ma dinamica, creativa, fresca ed entusiasta. Il nostro amore per Dio, che si esprime anche nell’amore verso il prossimo, va alimentato con la donazione generosa, la rinuncia a se stessi, il sacrificio liberamente accolto ed offerto. Ogni cosa che ci succede nel quotidiano è un’occasione per accrescerlo e per verificarne la veridicità e la profondità.