• 22 Novembre 2024 5:31

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Fra Francesco Chillari – Penetrare dentro il mistero del Natale insieme a Giovanni Testori significa intraprendere un viaggio illuminato dallo Spirito di Dio. Aleggia sulle brevi pagine di questo saggio lo Spirito come a voler far luce dentro la capanna di Betlemme, proiettando riflessioni che, fortemente ancorate alla teologia dell’Incarnazione, la rendono accessibile a tutti, soprattutto per la capacità indiscussa di interpretare le vicende storiche alla luce della fede e di spargere semi di speranza anche dentro l’oscurità della vita.

natale-3-300x168 Un Bambino per sempreUn Bambino per sempre (edito da Interlinea nel 2007) raccoglie dieci meditazioni sul Natale – pubblicate inizialmente sul Corriere della Sera –, fatte precedere da uno sguardo introduttivo, umanamente artistico, sul bellissimo Presepio di Varallo di Gaudenzio Ferrari (dove «l’arte aveva siffattamente creato in materia come se creasse in carne») e seguite, a mo’ di conclusione, dall’appassionata Preghiera della Notte di Natale – Cristo nasce in Polonia, che porta in sé il desiderio di Testori di accogliere e custodire nel grido al Bambino Gesù una nazione tormentata dallo stato di guerra.

C’è una frase di Novalis che dice: «La filosofia è propriamente nostalgia: il desiderio di tornare a casa». È questo desiderio che Testori fa suo fino a renderlo intimo allo stesso significato del Natale. Natale è la nostalgia di tornare a casa. «La verità è che l’uomo d’oggi non se lo dice, forse di dirselo ha vergogna, ma sente una terribile nostalgia di tornare a casa; alla casa del Padre. E allora la Madre è lì, con Cristo, a formare la capanna, la casa, la Chiesa. Da lì, credo che l’uomo potrebbe cominciare una riscoperta totale. […] Questo è proprio il momento in cui l’uomo disperato domanda di ritrovare il Natale; di ritrovare la propria nascita; la memoria della propria vera nascita». Lì, in praesepio, contemplando il Cristo fasciato dai panni della nascita possiamo trovare dentro di noi e accogliere il bambino che il Padre ha creato e trovare, ancora, dentro di noi la possibilità della nostra vera innocenza. È un invito, quello di Testori, a riscoprire e riabbracciare, dentro il mistero dell’Incarnazione, la nostra natura di figli e fratelli, perché solo così, riscoprendosi una società veramente di figli e fratelli l’uomo può diventare capanna e presepio per l’altro. «Quella capanna è l’immagine più intima, più profonda e più vera della nostra vera casa. La casa che è fuori di lì, non sapremo mai più cosa sia».

giovanni-testori-300x160 Un Bambino per sempre
Giovanni Testori

È qui che il nostro autore scandaglia il significato più profondo del Natale, in questa natura di figli che accompagna l’uomo a diventare fratello. «È un cerchio di verità e d’amore, questo, da cui non solo i cristiani ma tutti gli uomini non possono uscire; pena trovarsi immersi nel pantano dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’odio e del male». È per questo che trovare e riconoscere il Bambino Gesù, e in Lui il bambino e figlio che siamo, significa non darci più pace, almeno una pace egoistica e mondana. Contemplare il Bambino Gesù non può lasciarci comodamente avvolti nelle nostre sicurezze e indifferenti davanti al fluire della storia; deve scomodarci e gettarci nelle trincee del mondo, per illuminare volti sfregiati, ridestare la vita nel buio della morte, gridare la pace dentro i tormenti della guerra, rinnovare fiducia nell’umano laddove questa è stata deturpata, annunciare la speranza cristiana che promana dalla culla di Betlemme.

Nelle nuove generazioni Testori ripone una grandissima fiducia; in esse e nella speranza che è sottesa a questa età della vita, con risolutezza e con cuore di padre, egli desidera e si sforza di rintracciare i germi presenti del Natale. Nella gioventù, «che vuol costruire e non più distruggere e distruggersi» – scrive Testori – «è la vera luce, la vera, entusiasmante opposizione, la vera, entusiasmante rivolta che il destino ineluttabilmente religioso dell’uomo registri: il destino di continuare ad apparire, a iniziare, a cominciare, a nascere». E noi, spinge ancora Testori, proprio in virtù dell’Incarnazione, abbiamo una responsabilità grandissima nei confronti delle nuove generazioni; sarebbe imperdonabile se non facessimo di tutto per offrire «a questa giovanile novità, a questa giovanile speranza» la possibilità di diventare «evento pieno, piena gloria, pieno onore».

È un Natale, quello di Testori, che ci invita, ancora oggi, a un cristianesimo radicale, di solidarietà e di pietà, che sia in grado di cancellare tutti quei Natali ingordi e privi di perdono, alla fin fine disperati, che forse abbiamo vissuto o che forse stiamo ancora vivendo. Così, con le sue parole ispirate ed accorate, con lo sguardo di Giuseppe e di Maria, dei pastori e dei magi, «inginocchiati qui, davanti alla Tua Capanna, che è la nascita e la consacrazione di ogni nuova famiglia, d’ogni umana terra e d’ogni umana nazione, noi Ti preghiamo. E, prima d’ogni cosa, comunque e sempre, sia fatta, o Signore, la Tua volontà, qualunque essa sia. Perché solo nella Tua volontà è nostra pace».