Commenti di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Letture: At 4,13-21 Sal 117 Mc 16, 19-15
Riflessione Biblica
“Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero”. Marco sintetizza le apparizioni, e vi aggiunge quasi un ritornello: “ma essi non credettero”. Non ci meravigliamo: non è stato facile per gli apostoli credere nelle apparizioni del Risorto: nella loro incredulità c’era un po’ di apprensione per facili autoinganni, un po’ di eccessivo realismo alla S. Tommaso che vuole toccare per mano; in un parola, volevano sincerarsi di persona. Tale atteggiamento dovette durare parecchio: “Se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Ma Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Il rimprovero di Gesù è chiaro: “Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto”. Li rimprovera per l’incredulità, frutto di una mente, che non legge le Scritture Sante con fede e spirito di docilità alla parola di Dio: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24.25-27). Eppure, “vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, cioè la parola della fede che noi predichiamo” (Rom 10,8).
Leggiamo le Sacre Scritture con fede e intelligenza spirituale, con attenzione che porta all’amore di Colui che ci ha amato fino a donarci la sua vita (Gv 15,13). Eliminare la durezza del cuore: ci vuole discernimento profondo su noi stessi e lasciare che Gesù operi in noi una vera trasformazione interiore della mente e del cuore. L’incredulità si elimina con la professione sincera della nostra fede in Dio: “Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rom 10,9).
Allora, elimineremo la paura dell’illusione, perché “dice la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Rom 10,11.13)
Lettura esistenziale
Gesù ci dice che l’ostacolo più grande per accogliere la verità , è l’incredulità e la durezza del cuore , quella ottusità che spegne il desiderio e la curiosità di conoscere o immaginare nuove possibilità, che rifiuta gli altri e li considera non attendibili , quando abbiamo la presunzione di sentirci i detentori della verità e smettiamo di accogliere l’altro, aprirci al dialogo che può comunicarci ricchezza interiore ed esperienza di fede. Lontani dalla verità tutto perde senso, perché non siamo nell’amore. Lasciarsi trovare dal Signore e sentire la gioia che viene dall’Amore, la fiducia nella forza rigeneratrice delle relazioni ed il desiderio di vivere da risorti, è la vita nuova che fiorisce in noi, quando al centro di tutto c’è lui. Incontrando Gesù, Maria di Magdala ha fatto questa esperienza straordinaria, che le ha fatto recuperare la bellezza di essere viva, salvata, liberata da tutto ciò che le impediva di essere in pienezza, è risorta. Lei crede, annuncia Gesù risorto, ed incontra tristezza ed incredulità, in chi come lei ha vissuto accanto a Gesù, ma non riesce a percepire la Sua presenza, a vivere autenticamente, a sentire la gioia di essere, come Gesù, pane di vita, spezzato per tutti. Gesù si manifesta agli undici, proprio durante la cena , mentre celebrano l’eucaristia e non credono nella sua risurrezione , stanno celebrando un rito svuotato dall’amore, ridotto a formule e gesti. E’ un rischio altissimo che corriamo tutti, quando celebriamo l’eucaristia senza la fede vera nella persona di Gesù, la consapevolezza che celebrazione e vita concreta sono unite, senza soluzione di continuità, è vita che mette in circolo amore nelle relazioni, nei gesti, nelle parole, nei silenzi, nella cura di tutto ciò che ci è donato. E’ il rischio che corriamo quando il dolore , la morte, il fallimento il sentimento d’impotenza ci schiacciano e non riusciamo ad immaginare un oltre, siamo imprigionati nella disperazione, segnata dalla parola fine, sordi alle parole ed ai segni di speranza che da ogni parte ci arrivano, ciechi alla presenza del Signore vivente. Gesù si manifesta per dire proprio che, da quella mensa, tutti siamo inviati nel mondo per farci pane, perché la fede deve incontrare la vita, realizzare relazioni che siano esperienza viva del suo amore, testimoniare nella croce la fede e la gioia di essere con lui. Proclamare il vangelo significa, andare per le strade del mondo, mandati da Lui e vivere nel Suo nome, tutto ciò che ci viene incontro. E’ l’esperienza di comunione e speranza, che scioglie la durezza del cuore e che nell’incontro rinnova la nostra fede in Lui.
Gesù incoraggia i discepoli e noi oggi ad andare, perché proprio nella paura, nella chiusura, nella mancanza di speranza, nella difficoltà ad abbandonarci all’Amore, è necessario aprirci all’esperienza di chi ci raggiunge per portarci l’amore del Signore, perché incontrandolo possiamo viverlo nel mondo, lì dove ci troviamo, affinché chiunque riconosca in noi la bellezza che viene dal Signore. Vivere come Gesù, nella carne, l’amore , è vivere il Vangelo, proclamarlo, portarlo nel mondo, essere donne e uomini eucaristici, diventare vangelo.
Chiediamo al Signore che in ogni momento buio risuonino nel nostro cuore le parole di Gesù, “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”, perché l’Amore si rinnova nell’amare.
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