Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore
XXXIII domenica del Tempo Ordinario
Letture: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32
Dopo aver letto più volte questo brano di Vangelo, con un linguaggio apocalittico che mette ansia e paura, mi chiedo come posso incarnalo, farlo mio? Sembra che le cose che dice Gesù si stiano verificando: guerre, violenze, femminicidi, sfruttamento. Linguaggi violenti in campagne elettorali perenni che incitano all’odio e all’emarginazione dei più deboli e fragili, stesso stile che viene usato sui social e in televisione.
Sembra che stiamo vivendo in un mondo che va alla deriva. Ma guardiamo più a fondo, con occhi di profeta: in realtà è un mondo che rinasce. All’inizio del brano ho provato ansia, paura e sconforto, paragonandolo al nostro contesto, ma arrivato alla fine del brano ho avuto un senso di pace profonda.
Il riferimento al sole, alla luna, agli astri non a nulla a che vedere con i fenomeni meteorologici, ma si fa riferimento agli imperatori che si sentivano delle stelle, ai potenti che credono di avere il mondo nelle mani e manipolano e manovrano le la povera gente, facendogli credere di essere dalla loro parte, quando in realtà sono solo strumenti per realizzare piccole o gradi scalate verso il successo e il potere. Ciò che è triste che questo atteggiamento non appartiene solamente a chi riveste cariche politiche, ma appartiene ad ognuno di noi, e non è escluso l’ambiente ecclesiastico.
Attenzione, tutto passa e tutto crolla. Tutto ciò che di marcio e drammatico stiamo vivendo grazie a Dio è destinato a finire. Crollano le nostre false sicurezze, i nostri progetti subdoli, la nostra sete di piccoli poteri e di successi illusori. Ma non è la fine del mondo, ma il fine. Il fine è proprio Cristo Gesù che viene nella sua gloria.
Ma già da ora non siamo soli, perché Egli manda i suoi angeli, coloro che hanno il coraggio di andare controcorrente, di osare, di dare voce a chi non ha voce, di gridare contro le ingiustizie. Sono coloro che odorano di Vangelo e non si conformano alla mentalità di questo secolo annunciando un Dio che ama gli ultimi, gli scartati, gli immigrati, il diverso. Sono coloro che ci aiutano a scrutare i segni dei tempi, che ci aiutano a discernere il presente e comprenderne il senso.
Siamo chiamati ad essere profeti che si nutrono della dolcezza della Parola, dolce come il fico che con i suoi germogli ci insegna a capire il tempo che stiamo vivendo: se sta arrivando la primavera o è ancora inverno. Solo con la dolcezza della Parola di Gesù riusciamo a prendere consapevolezza che tutto è relativo, perché la scena di questo modo passa. Se ci cibiamo di Vangelo vivremo questo tempo di attesa con serenità, gioia e pace nel cuore.
In spagnolo ci sono parole che hanno un doppio significato, una di queste è “esperar”, sperare ma anche aspettare, ed è proprio questo l’atteggiamento che dobbiamo assumere oggi, non paura o sconforto ma pace, non disperazione ma speranza.
Gotthold Ephraim Lessing, uno scrittore e filosofo tedesco diceva che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. è stare con Cristo è davvero un piacere perché ti ama e ti fa sentire amato
Celebriamo la Speranza che non delude, uscendo dalle logiche del mondo per assumere lo sguardo di Dio su noi stessi e sulla storia per costruire la Civiltà dell’Amore e non della sopraffazione, dell’odio e della violenza
Buona domenica!