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Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Giosafat

Letture: Tt 2,1-8.11-14   Sal 36   Lc 17,7-10

Riflessione biblica

“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,7-10). Sconcertante l’affermazione di Gesù, ma vuol farci prendere coscienza della pretesa che a volte abbiamo nei riguardi del Signore. Ci vantiamo di essere “cristiani praticanti”: bene o male abbiamo osservato il comandamento di “santificare le feste”, abbiamo recitato il rosario e la coroncina della divina misericordia, abbiamo fatto qualche elemosina o qualche altra “opera buona”. In altre parole, abbiamo acquistato meriti dinanzi a Dio: Dio è giusto e ci deve la ricompensa. Dio non deve nulla all’uomo: egli ci ha donato persino il suo Figlio, il quale ha donato la sua vita per noi: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). Così, invece di affidarci alla misericordia di Dio e alla sua grazia, diventiamo pretenziosi e facciamo come i farisei: “Rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio” (Rom 10,2-3). La fede non è “opere buone” da compiere, ma dono di salvezza, relazione d’amore tra noi e Dio, risposta d’amore a chi ci ha amato per primo: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,10.19). Noi crediamo, non per ricevere una ricompensa, ma perché siamo stati amati da Dio rispondiamo al suo amore. Il nostro impegno di fede e d’amore deve essere come quello di Maria, la serva del Signore (Lc 1,38): collaborare con Dio nel suo progetto di amore. Bando alle vanterie del nostro operare, facciamo tutto per essere in comunione di amore con Gesù, che ci ha donato la sua vita. E Gesù non si fa vincere in generosità: quando egli ritornerà, se siamo stati fedeli nel servizio d’amore, “si cingerà le vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci” (Lc 12,37).

Lettura esistenziale

“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‹‹Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare››” (Lc 17, 10). L’insegnamento del Vangelo odierno è quello dell’umiltà che si esprime nel servizio. Gesù ci invita ad essere umili e porta l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi. Quando torna a casa, il padrone gli chiede ancora di lavorare. Secondo la mentalità in uso al tempo di Gesù, il padrone aveva tutto il diritto di farlo. Il servo doveva al padrone una disponibilità completa; e il padrone non si riteneva obbligato verso di lui perché aveva eseguito gli ordini ricevuti. Gesù ci fa prendere coscienza che, di fronte a Dio, ci troviamo in una situazione simile: siamo servi di Dio; non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto. Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, specialmente nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10). Questo è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi. Infatti, in un altro brano del Vangelo egli ci promette che «si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci» (cfr Lc 12, 37). Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso ad infonderci coraggio, forza e serenità.

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