Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore
II domenica di Quaresima
Letture: Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10
“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche….”
“È bello stare qui” è il grido entusiasta di Pietro: che bello qui! È l’esperienza di bellezza, da cui sgorga gioia senza interessi. Pietro, Giacomo e Giovanni vedono il Maestro trasfigurato, le sue vesti divennero splendenti, bianchissime, ma in realtà sono loro che vedono Gesù in un modo diverso. Non più il Maestro o un profeta, ma l’esperienza di intimità con il Signore guida il loro sguardo oltre.
Appena entrato in Convento lessi una frase di Savonarola che mi accompagna sempre: “La Preghiera ha come padre il Silenzio e come madre la Solitudine”
Noi pensiamo che la felicità la possiamo trovare fuori di noi e ci immergiamo nel mondo dei social, diamo spazio alla movida, a tutto ciò che è popolato per non sentirci soli. Invece è proprio dove la solitudine diventa presenza, il silenzio diventa dialogo, diventa Preghiera, che troviamo la felicità vera, quella che ti sostiene quando tutto va storto.
“Durante la preghiera il volto di Gesù diventa, anche per il nostro sguardo debole, il volto del Figlio Amatissimo, splendente e sfolgorante. Davanti agli occhi dei tre discepoli si svela il mistero di Gesù di Nazareth. La contemplazione diventa totale, per quanto è possibile a due occhi di carne. Cosa vedono i nostri occhi? Il Figlio di Dio eterno e santissimo, quello che le nostre mani ogni giorno toccano e le nostre orecchie ascoltano e del quale le narici sentono il profumo immortale”. (Simula)
“Possiamo essere cristiani da sempre, ed essere cresciuti a pane e Vangelo; possiamo frequentare la parrocchia e andare a Messa, finanche essere preti e suore e volere bene a Gesù, rispettarlo, amarlo, finanche. Ma quello che cerchiamo è uno sguardo diverso su di lui. Una metamorfosi”. (Curtaz) Ecco cosa è davvero necessario, un cambiamento, una conversione totale.
È bello per noi stare qui. Bellissima l’esperienza di preghiera, partecipare ad una liturgia ben curata, ad un’adorazione eucaristica che ti da consolazione, ma non basta. Ma guai a farne la stabile dimora. Guai a cedere al sentimentalismo, alla gioia per la gioia.
Non si può dimorare sempre sulla cima del monte. Bisogna scendere. Perché Gesù, ora, scende in mezzo alla folla .
Bisogna scendere a valle e scontarsi con la logica del si è sempre fatto così. Scontarsi con chi strumentalizza i poveri e si arricchiscono speculando sulle loro storie e loro vite, con chi per far carriera e avere visibilità le escogita tutte, con chi non sa mettere l’orgoglio e la superbia da parte per poter scorgere lo sguardo luminoso di Cristo presente nei fratelli. Lottare contro la giustizia farisaica ponendo azioni che nascono dalla relazione intima con Cristo per essere strumenti di luce.
Solo ascoltando Lui, la sua Parola possiamo convertirci.
Buona domenica!