• 7 Settembre 2024 20:16

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Santa maria Maddalena

Letture: Cant 3,1-4; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18

Riflessione biblica

“Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio” (Gv 20,1-2.11-18). Non si rassegna, Maria Maddalena. Si reca al sepolcro, avvolta dal buio del mattino e da quel buio interiore, che avvolge l’animo di chi sembra aver perso la speranza di rivedere il Signore della sua vita. Maria Maddalena è strettamente legata a Gesù per tre motivi. Fu una donna conquistata dalla misericordia del Signore: “C’erano con Gesù i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: tra esse Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni” (Lc 8,2). Afferrata dalla grazia, si pose al servizio di Gesù: lo seguì nel suo itinerare lungo la Palestina per annunciare il Regno di Dio. Fu testimone della sua morte: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” (Gv 19,25). Tutti fuggirono, Maria rimase fedele a colui che l’aveva liberata ed amata. Fu testimone della risurrezione di Gesù: tutti dormivano, ma Maria di Magdala vegliava come la sposa del Cantico dei Cantici, cercava colui che gli aveva usato misericordia e gli aveva rapito il cuore. Non si rassegnò, ritornò al sepolcro per cercare il suo Signore (Mc 16,9) e fu testimone della risurrezione, anzi “apostola degli apostoli”, perché il Signore le disse: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,27). Corre Maria, e proclama la sua fede: “Ho visto il Signore” (Gv 20,18). Corse Pietro e entrò nel sepolcro: penetrò nel mistero di morte e risurrezione di Gesù, mistero di amore, giustificazione e redenzione. Corse Giovanni e fu testimone della “vita, che si è fatta visibile, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1-2). Corriamo anche noi e ci sentiamo attratti da “colui è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,14-15).

Lettura esistenziale

“Maria di Magdala andò ad annunziare ai discepoli: ‹‹Ho visto il Signore!›› e ciò che le aveva detto” (Gv 20, 18). Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione. Comunicandolo, il bene si rinsalda e si moltiplica. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: «L’amore del Cristo ci sospinge» (2 Cor 5, 14) e: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). Sebbene la missione di annunciare il Vangelo, che riguarda tutti i discepoli di Cristo, richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, perché in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. All’inizio del nostro essere cristiani c’è l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, le imprime la direzione decisiva. Avere fede nel Signore non è un fatto che interessa solamente la nostra intelligenza, ma è un cambiamento che coinvolge tutto: sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità, emozioni, relazioni umane. Solo grazie all’incontro con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, abbiamo la capacità di annunciare il Vangelo. Il cuore dell’annuncio evangelico è questo: Dio ha manifestato il suo immenso amore per gli uomini in Cristo morto e risorto per la nostra salvezza. Questo è il “kerigma”, l’annuncio centrale della nostra fede, di cui la Chiesa, nata dal costato di Cristo, è divenuta portatrice.