“In questo anno di lockdown la tecnologia ci è venuta in aiuto e ci ha permesso di mantenere un minimo di socialità. Ma non è attraverso la tecnologia che incontreremo il Signore, non saranno le messe virtuali a salvarci e nemmeno i social, ma l’incontro personale con Lui”. A ricordarlo è stato oggi il patriarca latino di Gerusalemme, Fra Pierbattista Pizzaballa, durante la messa celebrata a Nazaret per la solennità dell’Annunciazione.
“Il mistero che oggi celebriamo – ha detto il Frate Minore – è anche un invito a non fuggire dal reale, a non evitare di fare i conti con chi siamo realmente ma, al contrario, a ritrovare nella propria vita, personale e comunitaria, così come essa è, i segni della presenza di Dio”.
Al “sì” di Maria a Dio deve corrispondere anche “il nostro che si traduce poi in azione concreta e positiva per il bene e per la giustizia, un ‘sì’ che prevale su ogni paura e timore, perché nulla è impossibile a Dio”. “Oggi più che mai – ha aggiunto il patriarca – abbiamo bisogno di testimoni che ci aiutino a stare di fronte ai fatti della vita con speranza e fiducia, che collaborino a rendere determinato e fiducioso il nostro ‘sì’ a Dio. Abbiamo bisogno della Chiesa, cioè di credenti uniti proprio da quel ‘sì’, una comunità con uno sguardo libero e sereno sulla vita del mondo, senza paura e desiderosa di costruire e promuovere il bene e la giustizia”.
Uno sguardo “necessario” anche “alla nostra Terra e alla nostra Chiesa”: “Come ci è necessario questo sguardo – ha affermato Pizzaballa -. Come ci è necessaria la fiducia nello Spirito che dona alla nostra Chiesa la capacità e la determinazione di compiere la Sua Parola qui, tra noi. Troppo spesso, infatti, ci rinchiudiamo dentro i nostri problemi, che diventano il nostro unico orizzonte. Siamo sempre così presi dalle piccole faccende della vita, dalle cose da fare, o anche dai grandi progetti, che ci dimentichiamo l’essenziale”.
“L’esistenza ha senso solo se si apre all’amore, e il mondo, cioè tutti noi, abbiamo bisogno di farne reale esperienza, abbiamo bisogno dell’abbraccio del perdono di Dio, della sua irruzione nella vita del mondo. Ricordare questo a noi stessi e agli altri, mettendolo in pratica – ha concluso il francescano -, è la vocazione e la missione della Chiesa oggi”.