Il primo incontro con Fra Giuseppe Maggiore è avvenuto a ottobre del 2022, alla stazione, in previsione di un articolo sui senzatetto da pubblicare sul magazine cartaceo. È lì che ci incontriamo nuovamente qualche giorno fa, questa volta per un evento lieto: la celebrazione eucaristica per i 25 anni della sua professione religiosa, che si svolgerà questa sera. Un quarto di secolo vissuto in strada, nottetempo, a dare aiuto e conforto ai più poveri, agli emarginati, a chi non ha voce. Alla stazione tutti conoscono Fra Giuseppe, francescano originario di San Fratello, e lui conosce tutti, li chiama tutti per nome: vagabondi, immigrati e prostitute che con lui si confidano e a lui si affidano. Gli vogliono bene. È uno di loro.
«A distanza di tanti anni provo lo stesso innamoramento verso Cristo», racconta il francescano, che nell’intervista video in basso ripercorre le tappe del suo rapporto con gli ultimi. Una vita movimentata, la sua: il Cammino di Santiago, tre anni in Marocco, due mesi in Brasile, l’attivismo con gli extracomunitari a Favara, l’eremitaggio di un anno nella sua San Fratello: «Esperienze che hanno fatto in modo che questo amore aumentasse e diventasse più puro». Poi, nel 2017, il ritorno a Messina, dove ha proseguito il suo cammino, nel suo “rapporto paritario” con chi è stato messo ai margini e ancora oggi è sfruttato “da chi vuole soldi, finanziamenti o voti”. «Io devo essere il fratello più piccolo dei piccoli. Il mio compito non è quello di portare cibo o distribuire medicine. Non sono né un assistente sociale né uno psicologo. Ci sono già quelli che lo fanno e lo fanno abbastanza bene. Io devo stare con i poveri, e per farlo devo avere una relazione intima con Cristo per poterlo poi riconoscere nei loro volti».
Tanti i temi affrontati da Giuseppe, che dice la sua sull’assistenza sociale a Messina, fra pregi e difetti, e sui tanti senzatetto della città, ma anche sul ruolo della Chiesa e sul tema dei diritti civili in uno Stato laico. «La Chiesa deve formare le coscienze. Le crociate che fanno alcuni con croci e rosari in mano, rivestendosi di cattolicesimo, non ci appartengono. Per la Chiesa la vita è vita dal concepimento fino a quando si chiudono gli occhi, ed è giusto che la Chiesa e i vescovi con uno stile evangelico esprimano la propria opinione, da cittadini italiani e da sacerdoti. Tutto ciò che va contro l’uomo e contro gli insegnamenti di Cristo e del Vangelo è giusto che la Chiesa lo faccia rispettare, nella carità e nella verità. La Chiesa italiana e siciliana lo ha dimostrato con delle prese di posizione forti negli ultimi tempi, e mi riferisco in particolare all’autonomia differenziata e ai migranti, ma l’elenco è abbastanza lungo».
Hai mai pensato a un mondo senza Dio? «Basta guardare negli occhi un bambino o un senza fissa dimora. Come si fa a non riconoscere Dio nell’uomo?». Infine un auspicio per i prossimi anni: «Se il Signore mi dà la grazia di continuare a servirlo, vorrei farlo dando voce a chi non ha voce, con l’aiuto della mia famiglia e di tutte le persone che ho conosciuto in questi anni, perché il Signore ti parla attraverso gli incontri che fai. Come diceva Vasco Rossi “io sono ancora qua”, con tutti i miei limiti e le mie fragilità».
La celebrazione di questa sera sarà presieduta dal Ministro provinciale fra’ Antonino Catalfamo e si svolgerà alla stazione centrale di Messina, dove ci sarà l’ostensione delle reliquie del saio di san Benedetto.
Di seguito l’intervista integrale: