• 21 Ottobre 2024 1:32

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

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Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della XXIX settimana del tempo Ordinario

Letture: Ef 2,1-10   Sal 99   Lc 12,13-21

Riflessione biblica

“Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che possiede” (Lc 12,13-21). Un chiodo fisso: essere ricchi, possedere sempre di più. Non è la ricchezza il problema, ma lo stato d’animo con cui si cerca la ricchezza. Avidità e cupidigia non ci rendono felici: ci privano della gioia di una vita semplice e dignitosa. Non gioiamo, perché l’egoismo guida la nostra vita, gli interessi affannano il nostro cuore. Per questo, Gesù ci propone due massime di saggezza: tenersi lontani dalla cupidigia e la vita dell’uomo non dipende dalle sue ricchezze. La cupidigia afferra il cuore: “Chi ama l’oro non sarà esente da colpa, chi insegue il denaro ne sarà fuorviato. Molti sono andati in rovina a causa dell’oro, e la loro rovina era davanti a loro. È una trappola per quanti ne sono infatuati, e ogni insensato vi resta preso” (Sir 31,5-7). “La vita dell’uomo non dipende dai suoi beni” (Lc 12,15): basta uno sbaglio e si precipita nella miseria, basta una malattia e tutto finisce: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?” (Lc 12,20). Il Vangelo ci suggerisce di uscire dal nostro io e incontrare il Dio dell’amore. La vita diviene dialogo con l’Altro e con gli altri. Con l’Altro, con Dio: un dialogo di amore che ci apre alla prospettiva della vita futura, dove ciò che è importante non sono i beni materiali, ma quelli spirituali: “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2Cor 4,18). Con gli altri, soprattutto i poveri: l’amore non si chiude, ma comunica il bene come Colui che ci ha dato persino la vita. Solo l’amore ci rende ricchi: “Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia” (2Cor 9,10). L’unica ricchezza che conta è quella del cuore, l’amore.

Lettura esistenziale

“Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità” (Lc 12, 13). Il Vangelo di oggi si apre con la scena di un tale che si alza tra la folla e chiede a Gesù di dirimere una questione giuridica circa l’eredità di famiglia. Ma Egli nella risposta non affronta la questione, ed esorta a rimanere lontano dalla cupidigia, cioè dall’avidità di possedere. Per distogliere i suoi ascoltatori da questa ricerca affannosa della ricchezza, Gesù racconta la parabola del ricco stolto, che crede di essere felice a motivo dei beni accumulati. Il ricco mette davanti alla sua anima, cioè a se stesso, tre considerazioni: i molti beni ammassati, i molti anni che questi beni sembrano assicurargli e terzo, la tranquillità e il benessere sfrenato. Ma la parola che Dio gli rivolge annulla questi suoi progetti. Invece dei «molti anni», Dio indica l’immediatezza di questa notte «stanotte morirai»; al posto del «godimento della vita» gli presenta il rendere la vita: «renderai la vita a Dio», con il conseguente giudizio. Infine la domanda: «E quello che ha preparato, di chi sarà?», manda in frantumi la sicurezza riposta nei molti beni accumulati, che saranno lasciati ad altri. La conclusione della parabola, formulata dall’evangelista, è di singolare efficacia: «Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce presso Dio». È un ammonimento che rivela l’orizzonte verso cui tutti noi siamo chiamati a guardare. I beni materiali sono necessari, ma sono un mezzo per vivere onestamente e nella condivisone con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli. Questo non vuol dire estraniarsi dalla realtà, ma cercare le cose che hanno un vero valore: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace, tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo.