Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della II settimana di Pasqua
Riflessione biblica
“Sono io, non abbiate paura. … Lo presero sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva” (Gv 6,16-21). La vita spirituale spesso ha momenti di paura: il mare dei sentimenti e dei risentimenti, il vento dei giudizi e dei pregiudizi, sembrano travolgerci. Il cuore si turba. Ma Gesù non ci lascia soli: “Sono io, non temete”. Tutto dipende dalla nostra fede: avere fiducia in lui e prenderlo sulla barca della nostra vita quotidiana. Allora, proviamo ciò che è avvenuto a Paolo: “In tutto, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.” (2Cor 4,8-11). Allora, sentiremo la voce di Gesù che ci dice: Avanti! “Ti basta la mia grazia” (2Cor 12,9). Prendiamo Gesù sulla “nostra barca”, sia quella personale (il nostro vivere quotidiano) sia comunitaria (la vita nella Chiesa) che quella in società (la vita di relazione con il mondo), allora sentiremo la sua voce: “Sono io, non abbiate paura! (Gv 6,20). Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). E la sua voce ci sprona: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9). E, se Gesù è con noi, “la barca subito toccherà la riva alla quale siamo diretti” (Gv 6,21), e se sapremo guardare in alto, dove lui è assiso alla destra del Padre, Gesù, nostra vita, si manifesterà e noi appariremo con lui nella gloria” (Col 3,1.4).
Lettura esistenziale
“Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33). Parole di grande consolazione sono quelle pronunciate da Gesù nel Vangelo odierno. Il mondo, teatro della storia del genere umano, reca i segni dei suoi sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie. Esso, chiamato per amore all’esistenza, è conservato in vita dal Creatore e dal Cristo sulla croce viene redento. Nelle inevitabili «tribolazioni della vita» il cristiano deve affidarsi al Signore nella preghiera, con la certezza di ricevere da Lui quella vera pace che infonde coraggio e speranza. Riconoscere e accogliere la forza trasformante della fede in Gesù Cristo sostiene i cristiani nelle inevitabili prove e tribolazioni della vita. Siamo chiamati a contemplare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, cioè la sua risurrezione, come un evento che trasforma radicalmente quanti credono in Lui e apre loro l’accesso ad una vita incorruttibile e immortale. Cristo è la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore.