Commento di Fra Giuseppe Di Fatta
XXI Domenica del Tempo Ordinario
Letture: Gs 24,1-2.15-17.18; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!
In questa 21° domenica ascoltiamo la conclusione del capitolo 6° di S. Giovanni.
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Due domeniche fa Gesù aveva detto: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Domenica scorsa, se non ci fosse stata la solennità dell’Assunta, avrebbe continuato in maniera più incalzante: Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Carne da mangiare, addirittura sangue da bere. Veramente chi ascoltava, non aveva nessuna possibilità di capire. Una parola dura, difficile da ascoltare.
«Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita». Gesù invita gli ascoltatori a non scandalizzarsi di Lui. Li esorta ad alzare lo sguardo per intravedere il luogo da dove viene e dove andrà. Il Verbo di Dio viene dal cielo, si fa carne in questa terra e dopo la sua morte e risurrezione ascende al cielo e invia lo Spirito Santo su di noi. Solo alla luce dei misteri principali della fede è possibile capire queste parole. La sola intelligenza umana non basta: solamente nello Spirito si può accedere a una comprensione profonda dell’Eucaristia.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. È dolorosa e significativa questa annotazione dell’evangelista. Molti discepoli se ne vanno, tornano indietro, non lo seguono più. La fede nel Signore è fondamentalmente seguire Lui, nella sua stessa strada. Questa sequela è qualcosa di impegnativo ed esigente. Riconosciamo che a volte gli eventi della vita ci pongono davanti a dei bivi nei quali non sempre è facile imbroccare la strada giusta. Ci si può scoraggiare, si possono incontrare persone sbagliate, inesperti che consigliano male, si può rimanere terribilmente soli. In tanti anni di vita religiosa e sacerdotale vi confesso che ho visto tanti fratelli e sorelle tornare indietro, alcuni dei quali a me molto cari. È un dolore che a parole non si può spiegare. Proprio per questo non mi permetto di giudicare e di condannare nessuno. Né di presumere chissà quale merito per chi resta e continua il proprio cammino.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù non ha paura di rimanere solo. Sfida gli Apostoli ad accettare la sua Parola, anche quando è difficile capirla e soprattutto viverla. Lui non cede nemmeno di un millimetro. O così, oppure potete andarvene anche voi. Ci viene in aiuto la fede semplice e solida di Pietro. Signore, da chi andremo? Dove andremo? Cosa faremo senza di Te? Da quando il tuo sguardo d’amore ha incrociato i nostri occhi, non riusciamo più a immaginare una vita senza di Te! Anche nei momenti più difficili della vita, l’invito è di consegnarci al Signore, abbandonarci nelle sue mani, fidarci di Lui, obbedire docilmente alla sua volontà, fare quanto ci indica nella sua Parola, perchè Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio!
Una santa e serena domenica a tutti voi.