Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario
Lettura Rm 5,12.15.17-19.20-21; Sal 39; Lc 12,35-38
Riflessione biblica
“Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (Lc 12,35-38). Attendiamo con fede piena, speranza ferma e amore sincero il ritorno del Signore, e lo proclamiamo al centro della liturgia eucaristica: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta”. Formula liturgica che rispecchia quella di S. Paolo: “Ogni volta che mangiamo questo pane e beviamo al calice, annunciamo la morte del Signore, finché egli venga” (1Cor 11,26). Nonostante ciò, nel realismo della vita quotidiana, non sempre operiamo secondo questa prospettiva, anzi spesso pensiamo la venuta del Signore come lontana, tanto lontana da non vivere più secondo l’ammonimento di Gesù: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”. “Siate pronti”: il desiderio di rivedere il Signore con noi e in mezzo a noi ci rende disponibili ad accoglierlo nella parola che illumina il nostro cuore per agire secondo la volontà di Dio: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12), nell’eucaristia che ci nutre e ci dà vigore nel cammino verso la patria celeste: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51), nel fratello e nella sorella che ci fa sentire in mezzo alle contraddizioni della vita quotidiana, che lui è sempre presente in mezzo a noi: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). “Con le vesti strette ai fianchi”: è la tenuta dei lavoratori del tempo di Gesù, ma anche quella di Gesù, che “depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita e cominciò a lavare i piedi dei discepoli” (Gv 13,4-5) e deve essere anche il comportamento di suoi discepoli: “siate sobri e elmo la speranza della salvezza” (1Tes 5,8). “Con le lucerne accese”: la luce della fede illumini la nostra vita e l’olio della carità ci faccia risplendere di opere buone che rendono lode a Dio: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). Allora potremo cantare con gioia: “Nella notte, o Dio, noi veglieremo / con le lampade accese, vestiti a festa / presto arriverai e sarà festa”.
Lettura esistenziale
“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” (Lc 12, 35). La vita che abbiamo è soltanto una e la possiamo sciupare lasciandoci travolgere da tante cose che non lo meritano oppure, con la grazia di Dio, ne possiamo fare un capolavoro. Viviamo con intensità ogni attimo di vita che ci viene donato, preparando l’incontro più importante della nostra vita, l’incontro con Colui che ci ha creati e che ci sta preparando un posto in Cielo, con tutta la gioia, la trepidazione, la tenerezza e l’attenzione con cui una Madre prepara la culla per il figlio amato che deve venire alla luce.
La nostra vita non è che un tendere verso questo incontro, un farsi trovare pronti. E l’unico modo per esserlo è quello di vivere l’attimo presente colmandolo di amore. Quando si vive in questa attesa, la vita è tutta un fermento, non è appiattita, si valorizza il momento presente, non si sciupano le occasioni di compiere il bene qui e adesso, si impara a relativizzare alcune cose e a dare più importanza ad altre.
Questo Vangelo ci stimola ad interrogarci se aspettiamo o non aspettiamo la venuta del Signore. La sposa del Cantico dei Cantici vive tutta protesa verso l’incontro con l’Amato e ogni cosa la riconduce a lui. Abbiamo l’orecchio interiore teso per sentire il rumore dei Suoi passi o per udire quando bussa alla porta del nostro cuore? Non ci dimentichiamo che Egli ama molto travestirsi e si presenta sotto le sembianze di chi incontriamo sul nostro cammino.