di FraPè – Hanno suonato davanti l’uscio di casa, sopra i propri balconi, sono rimasti a casa per due anni i “Giudei di San Fratello”. 
Hanno dedicato le loro musiche ai malati e ai defunti di Covid.
I costumi tipici che affiorano le loro radici nelle notte dei tempi appesi ai balconi per evidenziare che la tradizione di un popolo non muore, venivano illuminati dal sole, nell’attesa che ogni nuvola sparisse.
È arrivato il momento di rimettersi dentro i panni dei “Giudei” disturbatori, di riprendere l’antica tradizione che nasce dai flagellanti medievali, di rimettersi quelle giubbe ricamate dalle mani amorose delle mamme, delle sorelle o delle fidanzate che curve per mesi hanno posato i loro occhi e la loro arte su quel pezzo di stoffa rossa e gialla.
Tutto è già pronto, la maschera, la coda del cavallo, la disciplina, l’elmetto…
Non sarà più come prima del covid, molti forse non faranno più i “giudei” per paura ancora della pandemia non ancora del tutto scomparsa, altri perché hanno perso un amico o un parente, altri perché non sono più fra noi. Ma in questi secoli i sanfratellani hanno dimostrato la tenacia e l’attaccamento alle proprie tradizioni, ai propri Santi, al proprio paese.
Da mercoledì santo 13 al venerdì santo 15 aprile, San Fratello si tingerà nuovamente di rosso, lo squillo delle trombe farà nuovamente eco per richiamare alla mente di ogni abitante di San Fratello quanto è grande l’amore del Crocifisso portato a spalla per ogni angolo di paese.
San Fratello, è un isola nell’isola, per la sua parlata, per il suo Santo nero San Benedetto, per il cavallo e anche per il “giudeo”, senza questa tradizione la settimana santa nel piccolo centro nebroideo non ha senso, qui si unisce il “sacro” e il “ profano” e tutto diventa santo perché la santità è espressione dell’umanità, quella vera, quella che sa amare, quella che sa soffrire… quella che sa continuare a vivere nonostante le frane, le pandemie… le guerre…
Buona settimana santa a tutti i Sanfratellani sparsi nel mondo!