Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della II settimana di Quaresima
Letture: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28
Riflessione biblica
“Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Riesco a comprendere questa madre: in fondo è preoccupata per il futuro dei suoi figli. Meno comprensibile è la pretesa dei “figli di Zebedeo”, Giacomo e Giovanni: Gesù parla di passione, morte e risurrezione, ed essi pensano a posti di gloria e potere. Meno ancora comprensibile è la reazione di sdegno degli altri discepoli: anch’essi non sono preoccupati di partecipare al mistero di morte e risurrezione di Gesù. Anzi, litigano con i due discepoli, perché anch’essi vogliono primeggiare nel Regno di Dio. Che tristezza! Gli insegnamenti di Gesù non albergano nella nostra mente e nel nostro cuore: lungo il cammino di fede spesso cerchiamo i primi posti, mentre Gesù ci invita al servizio: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,43-45). Ecco la via di Gesù, la via dell’amore che si pone al servizio dei fratelli e degli ultimi: “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14-15). Non è il comandare sugli altri o l’insegnare agli altri che ci rende veri seguaci di Gesù, ma solo l’amore ci rende partecipi alla missione redentrice e salvifica di Gesù e compie il suo progetto di amore: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Partecipare alla sofferenza e morte di Gesù è disponibilità piena e radicale per una testimonianza carica di vita spesa nell’amore a Dio e ai fratelli. È “bere il calice che Gesù ha bevuto” e “completare nella mia carne quel che manca ai patimenti di Cristo a pro del suo corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24). Bando alla vanità del potere e dell’orgoglio personale: la perfezione dell’amore consiste nella comunione di vita con Gesù e in lui con tutti i fratelli, bisognosi di aiuto materiale e spirituale.
Lettura esistenziale
“Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore” (Mt 20, 26). L’odierna pagina evangelica descrive Gesù che, ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. L’occasione gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ormai hanno fatto parecchia strada con Lui e appartengono proprio al gruppo dei dodici Apostoli. Mentre sono in cammino verso Gerusalemme, i due fratelli, tramite la loro madre, rivolgono al Maestro la richiesta di sedere, nella sua gloria, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.
Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati, dallo spirito del mondo. Perciò risponde: «Voi non sapete quello che chiedete» (v. 22). E mentre loro parlavano di “troni di gloria” su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un “calice” da bere, di un “battesimo” da ricevere, cioè della sua passione e morte. Giacomo e Giovanni, sempre mirando al privilegio sperato, dicono di slancio: “sì, possiamo!” Ma, anche qui, non si rendono veramente conto di quello che dicono. Gesù preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno.
Il messaggio del Maestro è chiaro: mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita. La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti.
Come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità.
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