• 22 Novembre 2024 0:56

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ez 24,15-24; Dt 32,18-21; Mt 19,16-22

Riflessione biblica

“Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo” (Mt 19,16-22). Il giovane chiede “cosa fare per avere la vita eterna”, Gesù lo sprona a cercare di “essere perfetto com’è perfetto il Padre dei cieli” (Mt 5,48). Anche noi spesso ci accontentiamo del minimo: avere la vita eterna. Ma non è questa la via dell’amore. Egli ci ha chiesto di spogliarci di noi stessi: “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,25). Di non confidare nelle ricchezze: “Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” (Mt 16,26). Di prendere la nostra croce: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Di fare la sua volontà: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Tes 4,3). L’errore del “giovane ricco” sta nel fatto che ha interpretato l’invito di Gesù come uno spogliarsi di ciò che possedeva; non ha capito che Gesù non gli chiedeva “la povertà per la povertà”, ma “la povertà per amare” con libertà e in comunione con lui. L’amore non ci impoverisce, ma ci rende simili a colui che ci ha amati per primo: “Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Lo comprese il “giovane ricco” Francesco d’Assisi, che si spogliò di tutto, si affidò alle cure del Padre del cielo e si lasciò “rapire dall’ardente e dolce forza dell’amore di Cristo”. Tutto ciò è avvenuto, perché egli non ha posto la sua fiducia nella ricchezza, né materiale né sociale, ma in Dio, “da cui provengono la ricchezza e la gloria, egli domina tutto; nella sua mano c’è forza e potenza, con la sua mano dà a tutti ricchezza e potere” (1Cron 29,12). Dietro il suo esempio, non ci impegniamo per avere un premio, ma per essere in comunione con Gesù e con Dio. La comprensione della “vera ricchezza” sta nel seguire Gesù, “in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” (Col 2,3).

Lettura esistenziale

«Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?» (Mt 19, 16). Leggendo questo brano evangelico, sembra che la richiesta del giovane ricco, su cosa debba fare per avere la vita eterna, sia animata da un desiderio sincero, eppure questi, udita la risposta di Gesù di vendere quello che possiede, darlo ai poveri, e poi seguirlo con animo libero, se ne va triste. Come mai? Spesso riponiamo la nostra sicurezza nei beni, ma anche negli affetti, nella stima altrui, oppure nella carriera e nel successo e, anche se sperimentiamo che, pur possedendo queste cose, siamo lo stesso insoddisfatti e ci manca pur sempre qualcosa, è comunque difficile distaccare il cuore da ciò a cui, in fondo, chiediamo la vita e la gioia. Certo non a tutti sono chieste le medesime cose, ma ad ognuno è chiesto di vivere secondo la propria vocazione; tuttavia tutti siamo chiamati a non attaccare il cuore a delle cose, di cui sappiamo bene che non hanno il potere di renderci felici, tutt’altro! Ci illudono di renderci tali, ma la realtà è invece ben diversa. A dimostrazione di questo basti pensare come proprio nei paesi più ricchi, è più alto il tasso di suicidio. Il bene temporale è un “bene”, ma non è Dio, cioè non è l’assoluto della nostra vita. La stessa cosa vale per l’affetto o la stima altrui, senza alcun dubbio sono dei beni, ma non possiamo far dipendere la nostra felicità da questo, perché il cuore dell’uomo è fallace e spesso cambia atteggiamento anche in maniera immotivata. La gioia non ci può mai venire dall’esterno, né dalle cose, né dalle persone, perché la nostra gioia è Cristo. Come dice il Salmo 62,4: “La tua grazia, Signore, vale più della vita” e vale più di tutto il resto. Il Signore venga in soccorso alla nostra debolezza e porti Lui a compimento l’opera della nostra santificazione, supplendo alla nostra fragilità e guardando alla nostra buona volontà.