• 20 Settembre 2024 2:44

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Bartolomeo

Letture: Ap 21,9-14; Sal 144; Gv 1,45-51

Riflessione biblica

“Ecco un Israelita in cui non c’è falsità” (Gv 1,45-51). Grande elogio, quello che Gesù rivolse a Natanaele Bar-Tolomeo, seguendo l’uso semitico di indicare le persone con il patronimico: Natanaele, figlio di Tolomeo. Per Gesù, egli è un “Israelita”: un rappresentante del popolo di Dio in attesa costante dell’avvento del Messia. In lui, “non c’è falsità”: pur essendo fariseo, ricerca Dio non con vanità e ipocrisia, ma con fedeltà, giustizia e santità di vita. È in ricerca del Regno di Dio e la Legge e i Profeti furono la sua guida per conoscere la via della salvezza e vivere con fedeltà: “Beato l’uomo, che nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte” (Sal 1,2). Gesù lo “vide sotto l’albero di fichi”: simbolo di chi assapora la dolcezza della legge di Dio e medita per metterla in pratica. Egli è uomo saggio che costruisce la propria esistenza sulla roccia salda della Parola eterna di Dio e attende “la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza” (Lc 1,55). Nonostante i dubbi: “Da Nazaret può venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46), accettò di mettersi in discussione accettando l’invito dell’apostolo Filippo: “Vieni e vedi” e fece esperienza del mistero perso-nale di Gesù. Da uomo saggio, Bartolomeo, costruì la sua esistenza sulla roccia salda della Parola eterna di Dio, attese “la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza” (Lc 1,55) e comprese che Gesù è “la roccia” di chi crede e spera nella salvezza (1Cor 10,4). Anzi, nell’incontro con “Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret, colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti” (Gv 1,45), riconobbe l’inviato di Dio e proclamò con forza: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!” (Gv 1,49). Sollecitato da Filippo: “Vieni e vedi”, seguì Gesù, per “vedere le cose più grandi” che gli promise: Gesù divenne la sua via per giungere alla verità e alla vita (Gv 14,6), fu il suo cibo per la vita eterna (Gv 6,54), la sua speranza di gloria imperitura: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24).

Lettura esistenziale

“Filippo trovò Natanaele e gli disse: ‹‹Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret››. Natanaele gli disse: ‹‹Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?›› Filippo gli rispose: ‹‹Vieni e vedi››” (Gv 1, 45s). Il Vangelo odierno racconta l’incontro di Natanaele con Cristo. Se guardiamo obiettivamente i fatti narrati, sembra proprio che questo futuro apostolo non abbia iniziato con il piede giusto, eppure Gesù ne tesse un elogio tale da farlo arrossire: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Si tratta di un elogio che richiama il testo di un Salmo: “Beato l’uomo nel cui spirito non c’è inganno” (Sal 32, 2), ma che suscita la curiosità di Natanaele, il quale replica con stupore: “Come mi conosci?” (Gv 1, 48a). La risposta di Gesù non è immediatamente comprensibile. Egli dice: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico” (Gv 1, 48b). Non sappiamo che cosa fosse successo sotto questo fico. È evidente che si tratta di un momento decisivo nella vita di Natanaele. Da queste parole di Gesù egli si sente toccato nel cuore, si sente compreso e comprende: quest’uomo sa tutto di me, a quest’uomo posso realmente affidarmi. Un’altra riflessione ci suggerisce la vicenda di Natanaele: nel nostro rapporto con Gesù non dobbiamo accontentarci delle sole parole. Filippo, nella sua replica, fa a Natanaele un invito significativo: “Vieni e vedi!” (Gv1, 46b). La nostra conoscenza di Gesù ha soprattutto bisogno di un’esperienza viva: la testimonianza altrui è importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimonianze. Ma poi dobbiamo essere noi stessi, in prima persona, a lasciarci coinvolgere da Gesù.