• 22 Novembre 2024 6:37

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

di Nicola Antonazzo – Dalla fine di settembre il mondo della scuola vive nella spasmodica attesa della nomina del nuovo ministro. Al futuro inquilino di Viale Trastevere sono già  indirizzate lettere aperte, appelli, proposte e quant’altro possa orientare il suo lavoro in quella che si prospetta come   l’ennesima riforma (sperimentale) che coinvolgerà il comparto scuola.

scuola-maturandi-300x172 Scuola, quale futuro?Intellettuali e opinionisti di varia natura si sperticano in mirabolanti riflessioni che, con buona pace di tutti, dopo aver riempito le pagine dei giornali, finiranno nel dimenticatoio e poi nel cestino. Tutto cambi perché tutto rimanga uguale, per lasciare ancora una volta agonizzante non un mondo a parte ma il futuro stesso del nostro mondo. Il futuro della scuola è il futuro stesso di una società. Se si vuole una società stordita e senza capacità critica basta affossare i suoi percorsi di educazione e il gioco è fatto. La scuola ha bisogno di essere riformata, ha bisogno di una profonda revisione che non si limiti, però,  ad una sterile operazione di maquillage. Siamo sicuri che non sia arrivato il tempo di ripensare la vita della scuola e la sua stessa esistenza così come la conosciamo? Siamo sicuri che il modello attuale sia l’unico possibile e replicabile all’infinito sempre, comunque e dovunque? Ogni mattina in ogni piccolo o grande comune si ri-celebra il sacro rito dell’ingresso a scuola. Una liturgia ogni giorno uguale, scandita da rintocchi ad ogni ora e profumata dalla fragranza delle pizzette divorate durante la ricreazione. Bambini e adolescenti varcano cancelli e portoni più o meno consapevoli che passeranno la loro mattinata all’interno di casermoni spesso anonimi e ben lontani dal rappresentare un luogo di benessere. Siamo proprio sicuri che sia ancora questo il modo migliore per coltivare il futuro?

scuola-300x169 Scuola, quale futuro?Neanche la pandemia è riuscita ad intaccare la granitica certezza che per insegnare e apprendere si debba stipare un gruppo di adolescenti all’interno di uno stanzone di 50 mq per 5/6 ore, per 5 giorni a settimana, illudendosi di sollecitare relazioni positive e piazzando al di fuori una targhetta con la denominazione “ambiente di apprendimento”.  La pandemia, piuttosto, ha dato l’occasione di rimuginare il dubbio che all’interno del corpo malconcio delle nostre strutture scolastiche risiedono un’anima depressa e uno spirito ormai deluso. Sembra arrivato il momento di restituire un’anima e uno spirito rinnovati alla scuola e ai suoi derivati. Tutto questo partendo dal ripensamento del corpo della scuola, la sua parte materiale, fatta di edifici con dentro aule e spazi spesso grigi e poco funzionali. Le 200 nuove scuole previste dal PNRR saranno corpi vuoti se all’interno non si infonderá un’anima diversa, senza le acrobazie modaiole di certa didattica ma riscoprendo il piacere della ricerca, ripensando lo schema a scacchiera dei posti a sedere e favorendo un vero incontro con l’altro. A mo’ di esempio: il modello classico, un po’ teatrale, della lezione frontale, proposto ad un gruppo assonnato e poco motivato, può risultare inutile o, addirittura, nocivo se si continua a predicare una didattica nuova appiccicata ad un sistema provato dal tempo nel tentativo di rispondere a esigenze ancora tutte da esplorare. Una toppa nuova su di un vestito vecchio.

Intanto suona la campanella; come sempre,  come ogni santo giorno di scuola. È arrivato il momento di entrare in classe. Lo spettacolo continua. Come sempre, contro ogni ragionevole dubbio.