• 22 Novembre 2024 1:52

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Scritti di Francesco. Lettera ad un Ministro (parte II): “Il nome di Dio è misericordia”

Continuando la nostra riflessione sulla Lettera ad un Ministro, il Santo di Assisi scrive:

E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore; e abbi sempre misericordia di tali fratelli (Lmin 7-10; FF 235-6).

misericordia-1-225x300 Scritti di Francesco. Lettera ad un Ministro (parte II): “Il nome di Dio è misericordia”Sicuramente la parola che spicca in questo paragrafo è: misericordia. Per San Francesco, la misericordia è un attributo essenziale dell’amore Divino. Come Dio è stato misericordioso con noi,così anche noi dobbiamo essere misericordiosi con il fratello sofferente, malato, emarginato e peccatore. Francesco scrive:

Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E Allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo (2Test 1-3; FF 110).

Per il Santo di Assisi, “praticare la misericordia” vale più di mille preghiere e penitenze: E in questo amali e non pretendere che siano cristiani migliori. E questo sia per te più che il romitorio (Lmin 5-6; FF 234).
Non si può tornare indietro! Siamo obbligati a praticare la misericordia, perché Francesco usa il verbo amare all’imperativo – amalo -, e questo perché per il Santo l’amore non è un’opzione, è la risposta al comandamento del Signore. Praticare la misericordia è un obbligo.
Ciò che è interessante è che questo “usare misericordia” non si esercita con l’uso delle parole, ma è innanzitutto veicolato attraverso gli occhi: … dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso; due sguardi che si incontrano: quello di colui che deve impartire misericordia (in questo caso il Ministro) e lo sguardo di colui che ne ha bisogno. Due persone, due fratelli, che nonostante tutto possono guardarsi negli occhi, nessuno dei due è più o meno dell’altro, perché entrambi sono peccatori[5]. Solo chi ha sperimentato il perdono può guardare con misericordia.
Francesco ci invita a trasformare il nostro sguardo e a guardare come Dio ci guarda, ad amare come Lui ci ama: con misericordia.

Fra Elio J. Rojas OFM Conv.