Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Venerdì della XXXI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Fil 3,17-4,1 Sal 121 Lc 16,1-8
Riflessione biblica
“Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16,1-8). Gesù non ha lodato l’incompetenza dell’amministratore, ma la “scaltrezza” con cui ha agito vedendosi in pericolo. Egli agì con saggezza, prudenza e accortezza. Fronimos in greco, “scaltro” in italiano: è la persona che agisce con intelligenza, accortezza e prontezza nel valutare la realtà che lo circonda e l’affronta con decisione. Così dobbiamo essere anche noi: nella vita spirituale ci vuole realismo, accortezza e prontezza nel deciderci a vivere secondo il progetto di Dio, a lasciarci guidare dal suo Spirito. L’ambivalenza, l’incoerenza, l’indecisione non ci aiutano a crescere e ad agire secondo lo Spirito. Paolo ce lo ricorda: “Non siate sconsiderati, ma siate ricolmi di Spirito” (Ef 5,17-18). Ed è nello Spirito che dobbiamo valutare le ricchezze di questo mondo: anche se sono uno strumento di perdizione, possono divenire strumento di bene, se le usiamo a favore dei poveri e dei bisognosi: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16,9). Seguiamo Gesù e il suo insegnamento di amore per i poveri: non poniamo la nostra fiducia nelle ricchezze di questo mondo, ma in quel “tesoro dei cieli” che erediteremo se siamo stati fedeli nel poco. L’ideale di Gesù non consiste tanto nello spogliarsi dei propri beni, quanto nel far servire i propri averi a favore dei poveri, in maniera che tra i discepoli di Gesù non vi siano ricchi che sperperano e poveri che muoiono di fame. Attraverso la spogliazione dei beni e la condivisione di essi con i poveri, il discepolo diviene come Gesù, servitore dei fratelli nella carità.
Lettura esistenziale
“Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza” (Lc 16, 8). Quest’oggi, attraverso una parabola che provoca in noi una certa meraviglia perché si parla di un amministratore disonesto che viene lodato, il Signore ci riserva un serio e quanto mai salutare insegnamento. Come sempre il Signore trae spunto da fatti di cronaca quotidiana: narra di un amministratore che sta sul punto di essere licenziato per disonesta gestione degli affari del suo padrone e, per assicurarsi il futuro, cerca con furbizia di accordarsi con i debitori. Cosa vuole dirci Gesù con questa parabola dalla conclusione sorprendente? Questo amministratore è certamente una persona disonesta, ma astuta: il Vangelo non ce lo presenta come modello da seguire nella sua disonestà, ma come esempio da imitare per la sua previdente scaltrezza. Per mezzo delle ricchezze terrene dobbiamo procurarci quelle vere ed eterne: se infatti si trovano persone pronte ad ogni tipo di disonestà pur di assicurarsi un benessere materiale sempre aleatorio, quanto più noi cristiani dovremmo preoccuparci di provvedere alla nostra eterna felicità con i beni di questa terra? Ora, l’unica maniera di far fruttificare per l’eternità le nostre doti e capacità personali come pure le ricchezze che possediamo è di condividerle con i fratelli, mostrandoci in tal modo buoni amministratori di quanto Dio ci affida.