Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gen 46,1-7.28-30; Sal 36; Mt 10,16-23
Riflessione biblica
“Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Mt 10,16-23). È il Vangelo dei momenti difficili. Momenti di persecuzioni e di emarginazione: “Siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; portando sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,8-10). La persecuzione dei cristiani è un sistema subdolo che non elimina le persone, ma rende impossibile la testimonianza a Cristo. Più che il cristiano, hanno in mente di far scomparire Cristo dalla società. Ci provò Saulo di Tarso, allora “giudeo zelante”: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? Chi sei, o Signore? Io sono Gesù, che tu perséguiti!” (At 9,4-5). Ci provò il Sommo Sacerdote con il suo Sinedrio contro gli apostoli Pietro e Giovanni: “Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome?” (At 5,28). Gamaliele, uomo saggio, lo comprese: “Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!” (At 5,38-39). Si perseguita i cristiani, ma il vero scopo è eliminare Cristo e il suo Vangelo. Niente paura! Gesù ci suggerisce tre atteggiamenti di vita. Prudenza coraggiosa, tenendo conto delle situazioni e valutando le opportunità per entrare in relazione con le persone e condividere con essi ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode” (Fil 4,8). Silenzio sapienziale: testimoniare con la vita e parlare solo se mossi dallo Spirito di Dio: “Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Lc 12,11-12). Perseveranza paziente: avremo difficoltà e prove nella famiglia, nella società e persino in ambienti ecclesiali, tanto da provare un senso di impotenza. Niente paura: “Se doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. E questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo” (1Pt 3,14-16)
Lettura biblica
“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10, 16). Nell’inviare i suoi discepoli ad annunciare il Vangelo, Gesù raccomanda la pratica di due virtù in particolare: la semplicità e la prudenza. La semplicità richiesta al discepolo è unità tra ciò che annuncia, ciò che crede e ciò che vive. La prudenza è una delle quattro virtù cardinali. È la virtù che fa discernere, distinguere, capire, interpretare quello che è secondo lo Spirito di Dio e quello che invece gli è contrario. Essa dispone la ragione a distinguere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Non va confusa con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta “cocchiere delle virtù” perché dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. Un modello di prudenza è San Giuseppe, uomo giusto, che non prende decisioni affrettate, ma medita prima cosa sia la cosa migliore da fare. La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete: «Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio» (S. Gregorio di Nissa).