Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
Lettura: Dn 2,31-45; Salmo Dn 3; Vangelo Lc 21,5-11
Riflessione biblica
“Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché non è subito la fine” (Lc 21,5-11). Di guerre, di rivoluzioni, di colpi di stato sono pieni tutti i giornali. Il sensazionalismo regna in tutti i media, nonostante ciò nulla cambia. Le guerre degli altri ci interessano poco, le rivoluzioni degli altri non cambiano il nostro modo di vivere, un colpo di stato ci lascia quasi indifferenti. C’è più curiosità giornalistica che realtà di vita. Come al tempo di Gesù: “Maestro, quando accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”. La curiosità è alla base della scienza, ma non della conoscenza sapienziale: la scienza tende a sapere molto, la sapienza a conoscere l’essenziale che guida la vita. Non è importante sapere la data della fine del mondo e dare notizia di guerre, di rivoluzioni, di pandemie; importante è essere vigilanti e mantenersi fedeli a Cristo, basarsi sulla sua parola di verità e di vita e non sulle parole di falsi profeti, che stabiliscono tempi e luoghi della fine del mondo: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!” (Lc 21,8). Il principio fondamentale da tener fermo è il seguente: “Non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio” (1Gv 4,1-3). Il cristiano non guarda le cose transitorie di questo mondo, edifica il presente e il futuro, “cercando le cose di lassù, dove Cristo è assiso alla destra del Padre” (Col 3,1), e “qualunque cosa fa, la fa di buon animo, per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverà come ricompensa l’eredità” (Col 3,23-24). Non ci spaventiamo delle sofferenze del tempo presente, perché “il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (2Cor 4,17-5,1).
Lettura esistenziale
“Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta” (Lc 21, 6). L’anno liturgico volge al termine e i Vangeli parlano sempre più di considerazioni sulla fine, o meglio, sul fine della storia. La scena di questo mondo, infatti, passa e alla fine cosa rimane? San Giovanni della Croce afferma: “Alla sera della vita non rimane che l’amore!”.
Il nostro sguardo è sempre attirato, colpito dalla bellezza delle cose, come in questo brano evangelico dalla bellezza del tempio. Ma c’è una bellezza che viene dall’estetica, dalla superficie, e una bellezza che invece viene invece dalla sostanza. Per esempio due persone possono sposarsi attratti dalla bellezza reciproca, ma l’amore è continuare a vedere la bellezza anche quando le rughe inizieranno a solcare il volto, e i capelli a diventare bianchi.
L’amore è capace di vedere oltre.
Gesù nel vangelo di oggi cerca di educare la gente che lo sta ascoltando a saper andare al di là dell’apparenza e a vivere come se il giorno che viviamo fosse l’unico. Infatti il passato è ormai passato e il futuro non ci appartiene, abbiamo concretamente a disposizione soltanto l’oggi che possiamo vivere colmandolo di amore.