Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Tutti i Santi dell’Ordine Serafico
Letture: Sir 44,1.10-15; Salm 23; Mc 10,17-21
Riflessione biblica
“Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!” (Mc 10,17-21). Celebriamo la festa di tutti i nostri Santi e Sante dell’Ordine Francescano. Essi, con a capo Francesco e Chiara, ci hanno preceduto nella fede e nell’ideale di una vita totalmente consacrata a Cristo povero, umile e crocifisso. Seguiamo Cristo povero: è decisione di libertà. Liberi da tutto ciò che ci impedisce di essere in comunione di vita con Gesù; è abbandono fiducioso in Dio; è riscoperta della nostra vera identità di figli di Dio: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24-25); è immedesimazione a “Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Seguiamo Cristo umile: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso” (Lc 9,23). Non basta spogliarci delle delle ricchezze materiali, ma dobbiamo spogliarci del nostro io per mettere al primo posto l’amore a Dio e ai fratelli: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile” (Rom 12,16). Di più: “Rivestiamoci di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandoci a vicenda e perdonandoci gli uni gli altri” (Col 3,12-13). Seguiamo Cristo crocifisso: “Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce” (Fonti Francescane, 155). Anzi, con Paolo e Francesco d’Assisi affermiamo con decisione di fede: “Mi sono lasciato crocifiggere con Cristo, non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,19-20). “Guardiamo a Gesù attentamente”, a lui dirigiamo la mente il cuore, per seguirne le orme di santità. Infatti, “è grande vergogna per noi servi del Signore che i santi operarono con i fatti e noi raccontando le cose che essi fecero ne vogliamo ricevere onore e gloria” (Fonti Francescane, 155).
Lettura esistenziale
«Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Mc 10, 17). Questo racconto esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani, verso le loro attese, le loro speranze, e mostra quanto sia grande il suo desiderio di incontrarli personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di essi. Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane, che è mosso da un ardente desiderio di parlare con il «Maestro buono», per imparare da Lui a percorrere la strada della vita. Nel racconto evangelico, San Marco sottolinea come “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (cfr Mc 10, 21). Nello sguardo del Signore c’è il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana. Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle. Giovanni Paolo II commentava: “Vi auguro di sperimentare uno sguardo così! Vi auguro di sperimentare la verità che egli, il Cristo, vi guarda con amore! La consapevolezza che il Padre ci ha da sempre amati nel suo Figlio, che il Cristo ama ognuno e sempre, diventa un fermo punto di sostegno per tutta la nostra esistenza umana” e ci permette di superare tutte le prove: la scoperta dei nostri peccati, la sofferenza, lo scoraggiamento. In questo amore si trova la sorgente di tutta la vita cristiana e la ragione fondamentale dell’evangelizzazione: se abbiamo veramente incontrato Gesù, non possiamo fare a meno di testimoniarlo a coloro che non hanno ancora incrociato il suo sguardo!