La nostra è un’isola mistica e misterica, ma noi vogliamo focalizzarci sul primo aggettivo perché, forse, non tutti sanno che la Sicilia ha una sua Patrona che è la “Madonna Odigitria“, chiamata anche Madonna dell’Itria, celebrata il martedì successivo alla Domenica di Pentecoste e considerata, insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano. La testimonianza del ruolo di protettrice della nostra isola la troviamo a Roma in via del Tritone 82, sede dell’Arciconfraternita di S. Maria Odigitria dei Siciliani, presso l’omonima chiesa eretta dai confrati nel 1595. Con Bolla di Sua Santità Paolo VI, del 12 gennaio 1973, fu elevata a “diaconia cardinalizia” e assegnata al Cardinale Salvatore Pappalardo; con Bolla di Sua Santità Benedetto XVI, del 20 novembre 2010, fu elevata al “titolo presbiteriale cardinalizio” e assegnata al Cardinale Paolo Romeo.
Il professore Santi Correnti, uno dei più illustri storici contemporanei della storia siciliana, nato a Riposto nel 1924 e scomparso a Catania nel 2009, in “Storia di Sicilia come storia del popolo siciliano” scrive: “A Roma, accanto alle chiese nazionali di San Luigi dei francesi, o di Sant’Agostino dei portoghesi, o della Madonna di Monserrato degli spagnoli, esiste ancora la chiesa “nazionale” dei siciliani, quella di Santa Maria dell’Itria in via del Tritone, fondata nel 1595 della comunità siciliana di Roma, che ancora reca la scritta “Proprietas Siculorum”.
Etimologia di Odigitria
Odighítria o, anche, Odegétria, dal greco bizantino Oδηγήτρια, composto da ὁδός, “via”, e ἄγω, ἡγέομαι, “guidare”, cioè “Colei che conduce, mostrando la direzione“, si rifà a un tipo di iconografia cristiana, diffusa in particolare nell’arte bizantina e russa del periodo medioevale, in cui la Madonna, con in braccio il Bambino Gesù, seduto in atto benedicente, tiene in mano una pergamena arrotolata che la Vergine indica con la sua destra, da cui l’origine dell’epiteto.
Questo tema figurativo trae origine dall’icona omonima che rappresentò, a partire dal V secolo, uno dei maggiori oggetti di culto a Costantinopoli e, secondo l’agiografia, sarebbe stata dipinta dall’evangelista Luca che Aelia Eudocia, moglie dell’imperatore Teodosio II, avrebbe ritrovato in Terra Santa e trasferito a Bisanzio.
Qual era il legame tra la Sicilia e Costantinopoli?
Una curiosità, che vogliamo subito portare alla luce, è che questa immagine della Madonna fu mostrata dalle mura di Costantinopoli in uno dei drammatici assedi arabi del 717-718 d.C. Si narra che, per intercessione delle Vergine, “che conduce lungo la Retta Via”, gli assalitori furono dispersi, facendo esplodere il suo culto in tutto l’Oriente cristiano. La Sicilia, che a quei tempi era bizantina e dipendeva da Costantinopoli e non da Roma, era divisa, per la precisione, tra una componente latina, vicina ai papi di Roma che avevano forti interessi economici sull’isola, e una componente maggioritaria di ceppo greco.
Questo fortissimo legame con l’Ellade è attestato anche dal fatto che il Val Demone, è stato la roccaforte della resistenza di questo culto, tanto che l’Arcivescovo di Messina ha il titolo di Archimandrita del Santissimo Salvatore. La Nostra Patrona non è soltanto la “Panagia”, la “Tutta Santa” e “Madre di Dio”, ma “Madonna degli assediati”, proprio come i siciliani si sentivano da sempre nuovi popoli che si alternavano alla sua guida.
Il Pitrè, riferendosi al legame di Modica, la perla iblea, città patrimonio dell’Unesco, con la Madonna dell’Itria, ricorda che “nel XIX secolo si celebrava una cerimonia solenne il martedì dopo Pasqua in cui due uomini, vestiti da monaci, portavano il simulacro della Madonna in giro per il paese“. Tuttora la città si dà appuntamento per i festeggiamenti “ra Matri i l’Itria” e nella chiesa vi è una statua ottocentesca che rappresenta la Madonna seduta su una cassa portata da due monaci, Santu Va e Santu Veni.
Nella grande tela dello Zoppo di Gangi, nella chiesetta dell’Itria a Carini (Pa), la Madonna è raffigurata allo stesso modo, cioè su una cassa portata da due anziani che, apparentemente, scelgono strade diverse. Leggenda vuole che questa immagine nasca da una contesa tra due paesi che volevano impossessarsi di un simulacro mariano che si concluse, però, con la costruzione del Santuario al bivio dove la Madonna divenne talmente pesante da non essere più trasportabile. La Madonna Odigitria è venerata in moltissime città della Sicilia, per citarne alcune: Palazzolo Acreide (SR), di cui fu Patrona fino al 1688; Piana degli Albanesi (PA) che, ai piedi del monte Pizzuta, vede una chiesa rurale a Lei dedicata, come, anche, Calascibetta (EN) e Delia (CL); Vizzini (CT) ha una bellissima processione in suo onore; Monreale (Pa), invece, ha un’icona dell’Odigitria che, secondo la tradizione, fu donata da re Guglielmo al Duomo e, recentemente, restaurata dal prof. Mauro Sebastianelli dell’Università di Palermo, progetto finanziato dalla Fondazione Sicilia.
(fonte il sicilia.it)