Tra marzo e maggio scorso, un gruppo di 19 alunne ed alunni della secondaria di primo grado di San Fratello si è impegnato in un percorso di riscoperta del dialetto galloitalico del luogo, intervistando i propri nonni sui giochi di una volta. Ne è nato un opuscoletto dal titolo “Li paradi di giuogh” “le parole del gioco”, che presenta i risultati delle loro ricerche e -vademecum minimo- coglie l’occasione per rispondere ad alcune loro, e forse anche nostre, curiosità sul dialetto galloitalico sanfratellano. Questa illuminante esperienza è stata guidata dal Professore Pino Foti come docente esperto, affiancato dalla professoressaGiuseppina Martines che ha svolto il compito di tutor .
L’esperienza, che aveva tra i suoi scopi la riflessione sull’italiano alla luce del rapporto con i dialetti del luogo -il siciliano insieme al sanfratellano-, ha confermato che non si può studiare la lingua di Dante comprimendo la dimensione dialettale. L’occasione ha anche dato la riprova che un buon numero di adolescenti conosce e usa ancora il sanfratellano insieme all’italiano.
I ringraziamenti di Pino Foti sono stati indirizzati alla Dirigente Dott.ssa Trifiró e alla sua collaboratrice l’insegnante Anna Calcó che hanno voluto realizzare questa lodevole esperienza nella scuola di San Fratello.
Altri ringraziamenti il professore Foti li ha rivolti “a Antonino Scavone, appassionato cultore del galloitalico, che ha affabulato gli alunni con racconti in sanfratellano, in un momento dedicato. Grazie a Pippo Maggiore per aver concesso la migliore foto che si potesse immaginare per la copertina del libretto. Grazie all’amico, “lombardo” sperlinghese, Salvatore lo Pinzino per il suo prezioso intervento nell’edizione dello stampato. Un grazie particolare -ultimi, ma primi per importanza- alle alunne e agli alunni dell’Istituto, alle loro famiglie e ai loro informatori, senza la cui gioiosa partecipazione questo progetto non avrebbe avuto luogo. Infine, un pensiero va al compianto Benedetto Di Pietro, alla cui figura è stato dedicato uno spazio specifico, e ai nomi che appaiono in bibliografia -il prof. Salvatore Trovato in primis- senza le cui opere conosceremmo ben poco sui nostri dialetti e quindi ben poco avremmo da insegnare”.