Teologo, magister, vescovo, cardinale ma prima di tutto francescano: un ritratto di San Bonaventura da Bagnoregio
Monumentale figura quella di San Bonaventura da Bagnoregio. Studioso, teologo, dottore della Chiesa e francescano, soprattutto. La vita di San Bonaventura difficilmente potrebbe essere scollegata da quella dell’Ordine francescano. Il suo sapere nasce e vive, si perpetua proprio all’interno dell’Ordine di Francesco. Ancora oggi, il suo nome è presente nell’ambiente accademico grazie a una delle più importanti università francescane: l’università romana di “San Bonaventura di Bagnoregio” – oggi chiamata “Seraphicum” – che ha visto fra i suoi studenti San Massimiliano Kolbe che, nel 1919, conseguì proprio in questa università il dottorato in teologia.
San Francesco entra nella vita di Bonaventura fin dalla sua nascita. La madre, Maria di Ritello, donna semplice e pia, era una fervente devota di San Francesco d’Assisi. Non sembra però verosimile che Bonaventura abbia conosciuto personalmente San Francesco: la leggenda vuole che il santo di Assisi lo abbia salvato da bambino e abbia esclamato «Oh bona ventura». L’episodio di questa guarigione miracolosa per intercessione di San Francesco è però posteriore alla morte del “poverello di Assisi”.
La prima formazione culturale avviene presso il natio convento dei frati minori, secondo l’uso del tempo. A diciotto anni, verso il 1235, si recò a Parigi per frequentare la Facoltà delle Arti di quella Università ritenuta la “culla degli studi”. Fu a Parigi che conobbe Alessandro di Hales: Maestro nella facoltà delle arti, entrato nell’Ordine francescano (1235-36) che assicurò all’Ordine la prima cattedra parigina. Una seconda cattedra l’Ordine l’avrà poi con Giovanni de la Rochelle, nel 1238. Probabilmente, l’esempio e l’influenza di Alessandro di Hales furono l’occasione per Giovanni di Fidanza di farsi francescano ed entrare nello studium, la scuola interna dei Minori di Parigi. Così, dopo il conseguimento del titolo di magister artium (1235-1243), entrò nell’Ordine nel 1243 e iniziò contemporaneamente gli studi di Teologia presso lo studium minoritico. Nel 1244, dopo il noviziato trascorso nel convento di Parigi, entrò definitivamente nell’Ordine, con il nome di frate Bonaventura, ascritto alla Provincia romana dalla quale proveniva per nascita. Nel 1248, dopo i cinque anni di teologia, conseguì il titolo di baccalaureus biblicus. Anche in questo caso l’Ordine francescano è fondamentale per lui: i suoi maestri sono i francescani Alessandro di Hales e Giovanni de la Rochelle. Dopo questo biennio di tirocinio, Bonaventura conseguì, nel 1250, il grado di baccalaureus sententiarius; e nei due anni successivi cominciò le sue lezioni sulle Sententiae di Pietro Lombardo. Il risultato di queste lezioni fu la stesura del “Commentarius in quattuor libros Sententiarum”, la più monumentale delle sue opere.
La Legenda Maior di San Francesco, grazie a San Bonaventura
E, ora, dobbiamo necessariamente fare un salto di tempo. La biografia davvero è eccezionale e copiosa. Nel 1257 Bonaventura venne riconosciuto magister. Nello stesso anno fu eletto Ministro generale dell’Ordine francescano, rinunciando così alla cattedra. A partire da questa data, preso dagli impegni del nuovo servizio, accantonò gli studi e compì vari viaggi per l’Europa: suo obiettivo principale fu quello di conservare l’unità dei Frati Minori, prendendo posizione sia contro la corrente spirituale (influenzata dalle idee di Gioacchino da Fiore e incline ad accentuare la povertà del francescanesimo primitivo), sia contro le tendenze mondane insorte in seno all’Ordine. Favorevole a coinvolgere l’Ordine francescano nel ministero pastorale e nella struttura organizzativa della Chiesa, nel Capitolo generale di Narbona del 1260 contribuì a definire le regole che dovevano guidare la vita dei suoi membri: le Costituzioni, dette appunto Narbonensi. A lui, in questo Capitolo, venne affidato l’incarico di redigere una nuova biografia di san Francesco d’Assisi: la famosa “Legenda Maior” che diverrà la biografia ufficiale nell’Ordine. Questa fu approvata nel Capitolo generale di Pisa, del 1263.
Il 13 giugno 1273, Papa Gregorio X consacrò Bonaventura vescovo e cardinale, con il delicato incarico di preparare un importantissimo evento ecclesiale: il Concilio Ecumenico di Lione 1274, che aveva come scopo il ristabilimento della comunione tra la Chiesa Latina e la Chiesa Greca. Non riuscì a portare a termine il compito perchè morì il 15 luglio 1274. Il futuro papa Innocenzo V celebrò le esequie del Cardinale Bonaventura, e venne inumato nella chiesa francescana di Lione. Nel 1434 la salma venne traslata in una nuova chiesa, dedicata a San Francesco d’Assisi. Quando la tomba venne aperta, la sua testa venne trovata in perfetto stato di conservazione. Fu canonizzato dal papa francescano Sisto IV, il 14 aprile 1482. Il 14 maggio 1588 venne insignito del titolo di dottore della Chiesa, da papa Sisto V. Il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione del corpo del santo a Lione, venne estratto il braccio destro, per donarlo alla sua città d’origine Bagnoregio, e nel 1491, fu collocata nella concattedrale di San Nicola. Oggi, pertanto, il santo braccio di san Bonaventura è l’unica reliquia al mondo, dopo la profanazione del suo sepolcro e la dispersione dei suoi resti eseguita dagli Ugonotti nel 1562.