Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Venerdì della XXXII settimana del Tempo Ordinario
Letture: 2Gv 1,3-9; Sal 118; Lc 17,26-37
Riflessione biblica
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc 17,26-37). I toni sono apocalittici, ma la sostanza escatologica è chiara: siamo invitati ad essere vigilanti e pronti ad accogliere Gesù alla fine dei tempi. Quando? Non è importante: ogni momento può essere “la fine dei tempi”. Il punto di riferimento per la nostra decisione di fede? Gesù, il Figlio dell’uomo: “egli è venuto a chiamare i peccatori perché si convertano” (Lc 5,32). Come Noè, egli invita tutti alla salvezza, ma ciascuno deve decidersi a cambiare vita: “Dio non risparmiò il mondo antico, ma con altre sette persone salvò Noè, messaggero di giustizia, inondando con il diluvio un mondo di malvagi” (2Pt 2,5). Come Lot, egli invita a lasciare una vita di perversione, di ingiustizia, di inganno: “Dio condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, lasciando un segno ammonitore a quelli che sarebbero vissuti senza Dio” (2Pt 2,6). Bisogna avere saggezza e decisione. Saggezza: non ci si converte per paura, ma per amore; non con la preoccupazione di perdere beni e vantaggi della vita presente, ma con la piena adesione del cuore alla gloria che Gesù ci promette: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio” (Rom 8,18). Decisione: “a rimanere saldi nella fede, sapendo che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14,22); a vigilare, perché il cuore non si appesantisca nelle preoccupazioni terrene e nei piaceri del mondo: “Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce; comportiamoci onestamente: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie, ma rivestiamoci del Signore Gesù Cristo” (Rom 13,12-14). Ecco la decisione di chi crede: seguire Gesù per amore, lasciarsi trasformare dalla sua parola di verità, riconoscerlo in coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto.
Lettura esistenziale
“Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva” (Lc 17, 33). In questo paradosso è contenuta la regola d’oro che Dio ha scritto nel cuore dell’uomo: la regola che solo l’amore dà senso e felicità alla vita. Spendere i propri talenti, le proprie energie e il proprio tempo solo per realizzare sé stessi, conduce ad un’esistenza triste e sterile. Se invece viviamo per il Signore e impostiamo la nostra vita sull’amore, come ha fatto Gesù: potremo assaporare la gioia autentica e la nostra vita non sarà sterile ma feconda. Solo chi si dona, vive in pienezza. In altre parole: solo colui che ama trova la vita. E l’amore richiede sempre di uscire da se stessi per donarsi. Chi si volge indietro per cercare se stesso e vuol avere l’altro solo per sé, perde proprio in questo modo se stesso e l’altro. Lasciare se stessi in modo radicale è possibile solo perché Dio per primo, ha donato se stesso per noi. Il Suo Amore rende possibile anche a noi di diventare liberi. Nella celebrazione dell’Eucaristia riviviamo il mistero della croce; non solo ricordiamo, ma compiamo il memoriale del Sacrificio redentivo, in cui il Figlio di Dio dona completamente Sé stesso. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, l’amore di Cristo crocifisso e risorto si comunica a noi, perché possiamo seguirLo nel cammino di ogni giorno, conformandoci a Lui nel concreto servizio verso i fratelli.