• 21 Novembre 2024 17:05

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9

Riflessione biblica

“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde …” (Mt 13,1-9). Il capitolo 13 del Vangelo di Matteo è definito dagli esegeti come il “discorso in parabole” e qui ci è presentata la “parabola del Seminatore”. Ascoltiamola attentamente: più che con le orecchie, facciamola risuonare nel cuore, in maniera che nel silenzio e nella riflessione personale meditiamo il suo insegnamento per la vita. Meditiamola con attenzione, disponibilità, docilità. Attenzione: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,9). Concentrati sulla parola, la leggiamo partecipando al mistero che ci svela, la meditiamo per trovare applicazioni per la vita. Disponibilità: è entrare in sintonia con Dio e con Gesù, per acquistare intelligenza e capacità di discernimento: per “non conformarci al mondo, ma lasciandoci trasformare, rinnovando il nostro modo di pensare e così discernere la volontà di Dio” (Rom 12,2). Docilità: essere fedeli all’insegnamento che il Signore ci offre e lasciarci plasmare dall’azione della sua grazia, che modella il modo di pensare, agire e sentire, per “compiere ciò che è buono, gradito al Signore e perfetto”. “Uscì il Seminatore per seminare”: Gesù semina in ogni cuore e “a quanti lo accolgono ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12). Il seme cade ovunque, perché a nessuno è precluso il Regno di Dio. A volte cade in un cuore simile ad una “strada”: divenuto talmente impermeabile, che la “parola di Gesù” scivola via, entra da un orecchio ed esce dall’altro: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi” (Gc 1,22). A volte, la parola cade “in mezzo ai sassi”: un cuore indurito che non fa penetrare la parola nella propria vita e vive nell’instabilità, nell’opportunismo del proprio comportamento umano e religioso: “Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne” (Sir 17,16). A volte, “cade in mezzo ai rovi”: impigliati nelle situazioni del quotidiano, non riusciamo a prendere una radicale decisione per Dio ed entrare in comunione con lui: al centro c’è «l’io» e non Dio. Sia il nostro cuore “un terreno buono”, che medita la parola di Dio, la mette in pratica e la fa fruttificare nell’amore a Dio e ai fratelli. “Beato chi medita le parole di Dio e chi le fissa nel suo cuore diventa saggio; se le metterà in pratica, sarà forte in tutto, perché la luce del Signore sarà la sua strada” (Sir 50,28-29).

Lettura esistenziale

“Ecco, il seminatore uscì a seminare” (Mt 13, 3). Nel Vangelo odierno, Gesù si rivolge alla folla con la celebre parabola del seminatore. È una pagina in qualche modo “autobiografica”, perché riflette l’esperienza stessa di Gesù, della sua predicazione: Egli si identifica con il seminatore, che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all’annuncio. C’è chi ascolta superficialmente la Parola ma non l’accoglie; c’è chi l’accoglie sul momento ma non ha costanza e perde tutto; c’è chi viene sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c’è chi ascolta in modo recettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto in abbondanza. Perché Gesù parla in parabole? Le parabole, per loro natura richiedono uno sforzo di interpretazione, interpellano l’intelligenza ma anche la libertà. Spiega San Giovanni Crisostomo: “Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà”. In fondo, la vera “Parabola” di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà.