Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Venerdì della VI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Giac 2,14-24.26; Sal 111; Mc 8,34-9,1
Riflessione biblica
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34-9,1). Il Vangelo di oggi è ricco di contenuti e presenta alcune esigenze della “sequela di Gesù”: rinnegare se stessi, abbracciare la propria croce, non aver paura di soffrire con Gesù, non vergognarsi di Gesù e del Vangelo, attendere nella speranza il Regno di Dio. Tutto parte da una libera decisione di fede: “Se qualcuno vuole”. Gesù non impone nulla: ciascuno di noi è libero di seguirlo, ma una volta detto il proprio “sì” bisogna con prontezza decisa e docile seguire i suoi insegnamenti di vita, andare dietro di lui lasciandosi coinvolgere in unità di ideali dalla sua avventura d’amore. Rinnegare se stessi: non è annientamento di se stessi, ma rinnovamento del proprio essere e del proprio vivere: “Se davvero avete dato ascolto a Gesù e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, bisogna abbandonare, con la vostra condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4, 22-24). E l’uomo nuovo è Gesù: di lui ci siamo rivestiti nel battesimo (Gal 3,27). Allora è possibile abbracciare la croce con Gesù: lasciarci segnare con il Tau (Ez 9,4), il sigillo della croce di Gesù, segno della nostra appartenenza e dedizione totale e radicale a Dio che ci fa partecipi della sua vita divina e ci rende in grado di percorrere le vie dell’amore. Bando alla paura di perder la vita: l’amore ci darà il coraggio della verità che ci rende liberi (Gv 8,32), della giustizia che ci fa partecipi del Regno di Dio (Mt 5,10), della santità di Gesù: “Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3,8). Bando alla vergogna di sentirci diversi a causa del Vangelo: “Io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rom 1,16). Di più: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”(Gal 6,14).
Lettura esistenziale
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8, 34). Come ai discepoli, così anche a noi oggi Gesù rivolge il medesimo invito. Rinnegare se stessi non significa mortificare la propria persona, buttare via talenti e capacità, significa piuttosto non ruotare più intorno a se stessi, ma uscire dal proprio io per donarsi. Gesù non vuole al suo seguito persone frustrate, ma persone dalla vita piena, riuscita, compiuta, realizzata o comunque in cammino verso la piena realizzazione che solo Lui può donarci. Il secondo passo che Gesù chiede al discepolo che vuole seguirlo è quello di prendere la propria croce quotidiana, cioè tutto ciò che quotidianamente ci è causa di sofferenza. Non si tratta di accettare rassegnati la propria croce, ma di abbracciata attivamente, consapevolmente, facendone un’offerta d’amore.
Santa Teresa di Calcutta ogni giorno rivolgeva al Signore questa preghiera perché l’aiutasse ad uscire da se stessa per mettere al centro Cristo e il prossimo: “Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia”.