• 23 Novembre 2024 3:24

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Giuseppe Di Fatta

IV domenica di Quaresima

Letture: Gs 5,9-12; Sal 33;  2Cor 5,17-21;  Lc 15,1-3.11-32

Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!

Ascoltiamo il Vangelo secondo Luca in questa quarta domenica di Quaresima.

«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. È la famosa parabola del figliol prodigo, oggi definita meglio come la parabola del Padre misericordioso. Il primo personaggio è il figlio giovane, bisognoso di libertà e di evasione, che decide di andare via da casa e, cosa insolita, chiede in anticipo quella parte di eredità che gli sarebbe spettata alla morte del padre. E il padre, in assoluto silenzio, gliela dà. In modo sintetico, ma molto eloquente, l’evangelista ci fa sapere che il patrimonio ereditato viene sperperato in modo dissoluto, in un paese lontano.

figlio-prodigo Questo mio figlio è tornato in vitaQuando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Il fatto che in questo paese si allevano maiali, animali considerati immondi per gli israeliti, significa che si trova in territorio pagano. Al di là di tutto, credo che in questo particolare ci sia una nota di ironia: è la fine che facciamo quando ci allontaniamo dal Padre, desiderando il cibo dei porci, scivolando al loro livello.

Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Dobbiamo essere onesti: le motivazioni che portano questo giovane a voler ritornare a casa sua non sono né spirituali, né profondamente affettive, ma è spinto semplicemente dalla fame e dal condiderare che i dipendenti di suo padre stanno meglio di lui. È di grande consolazione constatare come questa motivazione, che per noi è di basso livello, sia sufficiente da parte del padre a offrire il perdono e l’accoglienza al figlio amato.

misericordia-1-225x300 Questo mio figlio è tornato in vitaQuando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Vedere, compatire (cioè soffrire insieme), correre incontro, gettarsi al collo, baciare, in fretta rivestire dell’abito bello, dell’anello familiare, della dignità dei sandali. E poi scegliere il vitello migliore, ucciderlo per mangiare e fare festa. Una lunga litania di verbi che indicano la passione dell’amore vero, quello che non bada a spese, che non cerca il tornaconto e vuole solo il bene dell’altro.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. misericordia-2-247x300 Questo mio figlio è tornato in vitaMa egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Il secondo personaggio è il fratello maggiore. Vi confido una cosa: fin da quando ero ragazzo il fratello minore, con tutte le sue malefatte, mi faceva simpatia. Questo fratello maggiore invece, nonostante formalmente si è sempre comportato bene, per la sua grettezza, proprio non lo digerivo.

Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Non so se avete notato la differenza di linguaggio: il tono sprezzante di questo tuo figlio… esprime l’indignazione e la distanza, frutto di invidia e di mancata realizzazione. Il tono pacato di questo tuo fratello… è la misura grande del cuore del padre, che da una parte accoglie e perdona il figliol prodigo, ma anche cerca di coinvolgere l’altro figlio nella dinamica di un amore fecondo.

gesu-300x200 Questo mio figlio è tornato in vitaQuesta è una parabola, un racconto inventato da Gesù, personaggi che non sono mai esistiti. Eppure questo Vangelo ci apre uno scenario immenso sulla conoscenza di Dio Padre, che non è un padrone severo, un signore che punisce e mette paura, ma un papà buono e misericordioso, che ti accoglie e perdona, quando manifesti anche un minimo accenno nel riconoscere di aver usato male la tua libertà.
Solo Gesù poteva rivelarci che Dio è un padre così.
Una parabola che nella finale resta aperta: non sappiamo se il figliol prodigo, quando avrà la pancia piena, riconoscerà la grandezza del cuore di suo padre; non sappiamo se il figlio maggiore accoglierà le motivazioni del padre e si convincerà ad entrare nella festa dell’amore.
Una conclusione lasciata volutamente in sospeso, per permettere al terzo personaggio di prendere posizione.

Una santa e serena domenica a tutti!

Ah, dimenticavo: hai capito chi è il terzo personaggio, vero? Sei tu!
Devi decidere, quando le combini grosse, di accogliere nella tua vita l’infinito amore misericordioso di Dio.
Devi decidere, quando ti senti tutto perfettino e super cattolico, di non fare il difficile, di non brontolare, puntando il dito contro tutti e di gioire quando un fratello che si era allontanato, ritorna in comunità.
Ma soprattutto devi decidere che non puoi restare eternamente bambino e che prima o poi devi diventare padre, madre, cioè un uomo o una donna dal cuore generativo e generoso, capace di perdonare ogni uomo, di accogliere tutti, di amare sempre. Esattamente come il Padre misericordioso. Amen.